Trattato di Schengen, a che punto siamo? Ecco i pareri dei diversi Paesi al Forum di Salisburgo

LUBIANA È l’interrogativo sulle bocche di tutte le diplomazie che ne fanno parte. Si tratta della libera circolazione decretata dal Trattato di Schengen e che in questi mesi sa scricchiolando sotto i timori della nuova stagione del terrorismo islamico e dell’irrefrenabile marcia dei migranti verso l’Europa.
Molti Paesi, Germania in primis, seguita da Italia, Cechia, Slovacchia, Austria e Slovenia hanno ripristinato i controlli ai valichi.
E proprio in Slovenia, a Brdo pri Kranju, nella tenuta di caccia che fu di Tito, si è riunita il cosiddetto Forum di Salisburgo.
Ordine del giorno, Shengen ovviamente. Risultato: il Forum stima che saremo in grado di tornare a uno spazio Schengen pienamente funzionante solo quando sarà stato istituito un quadro giuridico efficace, con il minor numero possibile di eccezioni.
Slovenia e Croazia
Ne è convinto il ministro degli Interni della Slovenia, Boštjan Poklukar. Tuttavia, ha aggiunto lo sloveno, le soluzioni devono riflettersi anche nella legislazione, tra cui il patto sulla migrazione, ed eventualmente le modifiche al codice Schengen.
Il collega croato Davor Božinović ha sottolineato che la Croazia ha il confine esterno più lungo tra gli Stati membri e ha assicurato che la polizia croata farà tutto il possibile per effettuare i controlli. Ha inoltre sottolineato gli investimenti in apparecchiature tecniche di controllo.
I ministri sloveno, austriaco e croato hanno inoltre convenuto sull'importanza della cooperazione tra Stati e con i Paesi dei Balcani occidentali. Hanno chiesto che tale cooperazione sia ulteriormente rafforzata, in quanto si tratta di uno dei modi più efficaci per combattere i trafficanti e l'immigrazione clandestina.
La posizione dell’Austria
Un capitoletto a parte lo merita l’Austria. Sul tema del Forum il ministro dell'Interno austriaco Gerhard Karner ha sottolineato che un Schengen funzionante richiederebbe un migliore controllo delle frontiere esterne dell'Ue e che la Commissione europea, in particolare, dovrebbe investire maggiori risorse in questo ambito.
Ma c’è di più. Poche ore prima dell’inizio della trilaterale Vienna ha diffuso la notizia che l'Austria si è detta pronta ad allentare il veto sull'adesione di Romania e Bulgaria all'area Schengen, ma solo per il trasporto aereo e in cambio di regole più severe alle frontiere esterne dell'Ue.
Questa soluzione significherebbe che le frontiere terrestri di Romania e Bulgaria manterrebbero il loro status attuale e i due Paesi (da 12 anni davanti alla porta d’ingresso in Schengen e superati di recente dalla Croazia, ultimo Paese ammesso) non sarebbero ufficialmente membri dell'area senza confini, ma rimuoverebbero gli ostacoli al trasporto aereo, cioè per le persone che arrivano in questi due Paesi in aereo, dove attualmente si sta creando una congestione a causa dei controlli dei documenti.
Un’iniziativa che in Austria viene già definita come “l’aereo Schengen per Romania e Bulgaria”. In cambio di un allentamento del veto, l'Austria chiede a Sofia e Bucarest di rafforzare i controlli alle frontiere e triplicare il numero delle truppe di Frontex.
Inoltre, i due Paesi dovrebbero essere pronti ad accogliere i richiedenti asilo, in particolare dall'Afghanistan e dalla Siria. Vienna si aspetta che i finanziamenti per le infrastrutture di sorveglianza delle frontiere siano forniti dalla Commissione europea.
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