Rogo di Carnevale con i fantocci di Putin e Vučić. L’ira della Serbia contro la Croazia

I pupazzi dei due presidenti dati alle fiamme durante la festa di Kastel Stari. Nota diplomatica della Serbia
Stefano Giantin
FANTOCCI IN FIAMME, RAPPRESENTATI COME DON CHISCIOTTE E SANCHO PANZA (FOTO UNA.RS)
FANTOCCI IN FIAMME, RAPPRESENTATI COME DON CHISCIOTTE E SANCHO PANZA (FOTO UNA.RS)

BELGRADO A Carnevale, si sa, è consentito scherzare su tutto e su tutti, superando i limiti. Ma nei Balcani forse sarebbe consigliabile maggior prudenza, per evitare crisi diplomatiche e un raffreddamento nei rapporti bilaterali tra Paesi ancora conflittuali, governati da leader spesso assai suscettibili.

Lo conferma un caso che sta facendo sorridere la regione, ma è in realtà faccenda seria. Perché ha incendiato ancora una volta i delicati rapporti tra Serbia e Croazia.

La miccia, il celebre Carnevale di Kastel Stari, non lontano da Spalato, dove anche quest’anno l’apice dei festeggiamenti è stato il rogo di grandi pupazzi con l’effigie di chi, soprattutto nel male, è stato protagonista nell’anno passato.

La scelta quest’anno è stata sicuramente provocatoria: sulla costa dalmata sono infatti andati a fuoco due grandi pupazzi di cartapesta con l’effigie del presidente russo Vladimir Putin ma anche del leader serbo Aleksandar Vučić, da molti considerato assai prossimo al leader del Cremlino, malgrado qualche tentativo di sganciamento sempre più spinto.

I due, con intento ironico, sono stati dipinti in Croazia come due moderni Don Chisciotte e Sancho Panza.

Solo una boutade carnevalesca e satira popolare? Sicuramente. Ma non l’ha letta in questo modo Belgrado, andata letteralmente su tutte le furie dopo che sui media croati e sui social sono comparse foto e video del pupazzo di Vučić dato alle fiamme.

La nota della Croazia

Belgrado non si è limitata a qualche invettiva ma si è spinta ben oltre, inviando una durissima nota di protesta a Zagabria, firmata dal ministro degli Esteri, Ivica Dačić. «Condanniamo nel modo più severo quanto accaduto il 13 febbraio 2024, durante le celebrazioni del Carnevale a Kastel Stari, in Croazia», si legge nella nota diplomatica.

Bruciare, seppur simbolicamente, l’immagine del leader politico di un Paese vicino è «un fatto scandaloso», che «lancia un messaggio d’odio» e «non contribuisce in alcun modo al rafforzamento delle relazioni di buon vicinato, alla pace e alla stabilità della regione».

Non solo: il “rogo” di Vučić «danneggia seriamente le relazioni» tra Serbia e Croazia, ha stigmatizzato Dačić.

La reazione della Serbia

Ma a reagire è stato anche il ministro della Difesa serbo e attuale presidente del Partito progressista di Vučić, Milos Vučević, il quale ha sostenuto che il presidente serbo «disturba» nei Balcani perché la Serbia starebbe diventando «più forte» giorno dopo giorno.

«Sappiamo che Vučić non piace perché vuole pace, progresso e il benessere della regione, ma non ci spaventerete né offenderete», ha rincarato, come se dietro il rogo di Kastel Stari si celasse qualche messaggio politico o istituzionale.

Il rogo tuttavia non è piaciuto neppure ai rappresentanti politici dei croati di Serbia, che hanno parlato di fatti «mostruosi».

La reazione di Vučić

La reazione più moderata, in fondo, è stata così proprio quella "dell’arso sul rogo”, ossia lo stesso Vučić.

«Non mi ha impressionato molto, in fondo», ha detto Vučić, aggiungendo tuttavia che se qualcosa di simile fosse accaduto in Serbia «avremmo l’intera Europa alle calcagna e avremmo dovuto arrestare mezzo Paese».

I precedenti

I roghi Kastel Stari in effetti hanno come obiettivo quello di stuzzicare. L’anno scorso a essere bruciati, tra le polemiche, erano stati pupazzi che ritraevano i due eterni nemici della politica locale, il presidente Zoran Milanović e il premier Andrej Plenković, mentre in passato era stata la volta della presidente Grabar-Kitarović e di Milorad Pupovac, rappresentante politico della minoranza serba in Croazia.

Riproduzione riservata © il Nord Est