Resta lo stop a Schengen, Meloni e Golob: «Rimuoveremo i controlli quando ci saranno le condizioni»
Roma e Lubiana si sono dette convinte della necessità di rafforzare la difesa dei controlli esterni dell’Ue

TRIESTE I controlli di frontiera con la Slovenia, reintrodotti a partire dallo scorso 21 ottobre, rimangono in vigore e il ritorno all’epoca di Schengen non è al momento in agenda. Ma sia Roma sia Lubiana hanno un impegno comune: quello di «ripristinare il regime ordinario dei confini», ossia abolire i presidi alle frontiere. Solo però quando «le condizioni lo permetteranno». È il messaggio lanciato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal premier sloveno Robert Golob, al termine dell’incontro ospitato a Palazzo Chigi.
Il faccia a faccia
Un faccia a faccia molto atteso e che, secondo le anticipazioni, avrebbe dovuto affrontare in primo luogo proprio la delicata questione dei controlli confinari. Quei controlli, come noto, reintrodotti da Roma alla luce di un «intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa», in particolare dopo il caos in Medio Oriente, con conseguente innalzamento del «livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione», aveva spiegato Palazzo Chigi tre settimane fa. Alla scelta italiana era poi seguita una mossa speculare da parte di Lubiana riguardo i checkpoint con la Croazia.
Poco nel frattempo è cambiato e per questo le misure di sorveglianza permarranno. «Entrambi però siamo consapevoli di quanto Schengen sia stato una conquista straordinaria da preservare», hanno affermato Meloni e Golob. Per questo Italia e Slovenia lavoreranno per tornare alla libera circolazione, “salvando” così gli accordi europei di libero scambio.
I disagi per i transfrontalieri
Una scelta, quella di mantenere le frontiere presidiate, che potrà provocare ancora qualche disagio, al di qua e al di là del confine. «Siamo consapevoli, ovviamente, delle difficoltà per le nostre comunità transfrontaliere legate alla reintroduzione dei controlli per fare fronte alle sfide in termini di sicurezza, che arrivano dalla congiuntura internazionale oltre che dalla crescente pressione migratoria», ha affermato la presidente del Consiglio.
Ma per superarle c’è bisogno di un lavoro a monte. Non a caso sia Lubiana sia Roma, ha svelato Meloni, hanno concordato sul fatto che per preservare la «circolazione interna» all’Ue è necessario «lavorare sulla dimensione esterna». «Più noi siamo efficaci nella difesa dei confini esterni dell’Unione, più lo saremo sul fronte dei movimenti interni», ha aggiunto.
Gli altri confini
Golob, da parte sua, nella breve conferenza stampa dopo il vertice non ha toccato il tema frontiere e migranti, lasciando la palla a Meloni. Ma le azioni parlano da sole. Proprio mentre il premier sloveno era a Palazzo Chigi, infatti, a Lubiana il direttore dell’Ufficio generale della polizia, Marko Gasperlin, annunciava da parte della Slovenia la messa punto della proposta per estendere «di altri venti giorni» i controlli confinari con Ungheria e Croazia, una decisione che prelude ad altre proroghe da parte degli Stati vicini. E l’ipotesi evocata a Lubiana che le disposizioni restino in vigore ben oltre Natale e forse fino a primavera appare fondata.
Le regole europee
Secondo le regole europee, gli Stati membri possono prorogare la sospensione del Trattato di Schengen sino a due mesi, a colpi di rinnovi di 20 giorni, seguendo la cosiddetta procedura straordinaria, quella adottata dall’Italia. Dopo aver raggiunto il termine massimo, può scattare invece la procedura ordinaria, che sulla carta può permettere di mantenere i controlli per altri quattro mesi, per un totale dunque di sei.
Balcani nella Ue
Meloni e Golob non hanno tuttavia parlato solo di confini. Importante è stato, fra gli altri, il forte richiamo di entrambi all’urgenza di integrare i Balcani occidentali nella Ue, una questione «su cui entrambe le nostre nazioni sono storicamente mobilitate», ha posto l’accento Meloni ed è fondamentale «accelerare questo processo» di vera e propria «riunificazione», con Roma e Lubiana impegnate in particolare sul fronte dell’apertura dei negoziati con la Bosnia. Ma si è parlato anche di Adriatico, spazio su cui «lavorare insieme» anche a livello di infrastrutture.
E di energia, con Golob che ha ringraziato l’Italia per aver fatto arrivare «il gas algerino» in Slovenia, un gesto «molto importante e incondizionato». E poi la difesa, su cui «ci saranno legami più stretti», ha anticipato Golob, svelando che l’Italia sarà una «fornitrice benvenuta» in un momento in cui Lubiana si appresta a fare «un importante acquisto di attrezzature» militari. —
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