La presidente slovena Musar in Albania: «Allargamento dell’Ue solo con dialogo e riconciliazione»
L’appello della presidente slovena a Durazzo, in Albania. Ma fra Kosovo e Serbia la tensione resta alta

L’adesione dei Balcani occidentali alla Ue? Un obiettivo su cui è necessario sicuramente spingere, ma che non potrà essere centrato se prima non si lavora seriamente su dialogo e riconciliazione. È il forte messaggio lanciato lunedì dalla presidentessa slovena Nataša Pirc Musar, che ha parlato dall’ultimo vertice del Processo “itinerante” di Brdo-Brioni, tenutosi a questo giro a Durazzo, in Albania, dopo le precedenti edizioni in Macedonia del Nord e in Montenegro.
Il Processo, ricordiamo, è stato varato più di un decennio fa su iniziativa di Lubiana e Zagabria, con l’obiettivo di dare una mano ai Paesi balcanici ancora fuori dal club europeo più prestigioso ad accelerare il loro ingresso. Allargamento Ue ai Balcani che, secondo Bruxelles, avrebbe ricevuto nuova spinta con la seconda amministrazione von der Leyen. Ma la situazione sul campo, a parte qualche positiva eccezione, rimane complicata. Senza «un vero dialogo, senza risolvere questioni aperte, senza riconciliazione» sincera e profonda «non ci sarà un vero progresso» verso l’adesione, ha sottolineato Pirc Musar. Di certo, la Slovenia «sostiene ulteriori passi verso l’allargamento, ma allo stesso tempo ci aspettiamo progressi da parte dei candidati in termini di riforme, specialmente su stato di diritto, governabilità e diritti umani», ha aggiunto Pirc Musar.
Sulla stessa linea anche il presidente croato Zoran Milanović. Croazia e Slovenia non sono «mentori» degli altri Paesi della regione, bensì «offrono sostegno» ai candidati «per quanto possibile, senza discriminazioni e credo che ciò continuerà», ha affermato da parte sua il leader croato alla fine del summit.
Summit a cui hanno partecipato i presidenti di tutti i sei Paesi balcanici ancora extra-Ue, ospitati dal vero e proprio padrone di casa, Bajram Begaj, presidente di quell’Albania che sta ora bruciando le tappe verso l’adesione, grazie a uno sprint senza precedenti.
Fra i leader presenti al vertice battezzato «insieme verso la Ue», anche Jakov Milatović, capo di Stato in Montenegro, nazione che ambiziosamente mira a issare la bandiera blu a dodici stelle forse già nel 2028.
Tra gli ospiti erano rappresentati però anche la Macedonia del Nord, con negoziati ancora fermi per i veti bulgari, e la Bosnia-Erzegovina, scossa dalla crisi politica causata dal caso Dodik e assai indietro nel processo. E il Kosovo, neppure candidato, e la Serbia, al palo da anni?
Il presidente serbo Aleksandar Vučić avrebbe tentato di «rovinare il vertice» e ha parlato con «arroganza» al summit, l’accusa della presidentessa kosovara Vjosa Osmani, che ha sostenuto che l’omologo serbo avrebbe pure criticato il recente accordo di cooperazione sul fronte difesa tra Croazia, Kosovo e Albania. Non potete «immaginare quando Osmani parla di integrità territoriale e della sua difesa, quanto lo stomaco si contorce», la replica di Vučić. Parole che fanno intuire che i richiami a dialogo e riconciliazione sono caduti nel vuoto, ancora una volta. —
Riproduzione riservata © il Nord Est