Panico in Croazia per un allarme contaminazione di alcune bevande in vendita nei supermercati
La conferma è arrivata nel primo pomeriggio di martedì, quando l’ospedale Kbc di Fiume ha comunicato di aver trattato un paziente per avvelenamento

FIUME. «Non bevete l’acqua minerale in bottiglia», «buttate i succhi», «evitate le bevande con il codice a barre che inizia con 385» di una marca famosa a livello globale. Sono stati questi alcuni dei tantissimi messaggi sui social che hanno letteralmente mandato nel panico l’intera Croazia tra lunedì notte e martedì, un allarme legato a una possibile contaminazione di bevande in bottiglia vendute nei supermercati e nei bar e ristoranti del Paese. Non si è trattato, in questo caso, di una leggenda metropolitana o di uno scherzo di cattivo gusto, amplificato via web, ma di un caso certificato di contaminazione e almeno due sospetti.
La conferma è arrivata nel primo pomeriggio di martedì, quando l’ospedale Kbc di Rijeka/Fiume ha comunicato di aver trattato un paziente per avvelenamento, ricoverandolo nel nosocomio in condizioni stabili. Il malcapitato avrebbe consumato la bevanda incriminata in un locale della città, ha reso noto la polizia, che ha specificato di aver aperto un’indagine, assicurando al contempo di «non aver ricevuto altre denunce del genere, si tratta di un caso singolo». Ma il riscontro più significativo è arrivato dal colosso Coca Cola, che ha confermato un caso ‘problematico’ legato a una bottiglia di acqua del suo brand Romerquelle "Emotion Blueberry Pomegranate", da 330 ml. Nel frattempo, le autorità sanitarie di Fiume hanno però deciso di testare bottiglie d’acqua e di succo di frutta venduti nei bar della città e dintorni. E in serata la televisione pubblica di Zagabria ha informato che altre due persone sono state ricoverate in un ospedale della capitale croata con sintomi compatibili all’avvelenamento.
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