Migranti da Cuba all’Ue via Serbia Un traffico da 45 milioni di euro

BELGRADO. Diceva di chiamarsi Marisol, la ragazza dell’Avana assunta in nero come cameriera in una pizzeria del centro di Belgrado la scorsa primavera. «Sa solo due parole di serbo, non ha documenti in regola, ma voglio darle una mano comunque», confessava ai tempi il titolare del ristorante, Dusko. Marisol era una delle tante e dei tanti cubani che, nei mesi passati, avevano fatto a sorpresa la loro comparsa nella capitale serba, suscitando curiosità e un po’ di sconcerto fra i residenti, che si interrogavano sul perché della presenza di tanti cittadini con il “pasaporte” blu della nazione caraibica in giro nel Paese balcanico.
Una possibile risposta è arrivata ieri: fra di loro molti, forse anche Marisol, erano vittime consapevoli di una grande organizzazione criminale internazionale, specializzata nel far arrivare illegalmente cubani dalla loro patria fino al cuore della Ue attraverso la Serbia, lungo quella che con alta probabilità era la rotta migratoria irregolare più lunga del globo. A scardinarla, ha informato ieri Europol, l’agenzia anti-crimine Ue, sono state le polizie di Germania, Grecia, Macedonia del Nord, Spagna e Serbia, che dopo lunghe indagini hanno fatto scattare le manette ai polsi di 62 membri dell’organizzazione, tra cui 25 cubani e due serbi, oltre a 18 cittadini spagnoli. Erano gli artefici, almeno fin dall’ottobre del 2022, dei lunghissimi viaggi della speranza dei migranti cubani verso l’Europa più ricca, organizzati sfruttando un “pertugio” chiuso che Belgrado ha chiuso solo lo scorso aprile, la possibilità cioè per i cubani di arrivare per via aerea in Serbia senza bisogno di visti.

Il business era rodato e funzionava quasi alla perfezione. I membri della rete criminale prima «pubblicizzavano» a Cuba i loro servizi «servendosi di una popolare piattaforma di messaggistica». Poi, dopo aver trovato i clienti, facevano loro pagare «circa novemila euro». Era quello il costo del viaggio in aereo da Cuba alla Serbia via Francoforte, con la somma da sborsare per ricevere «documenti falsi», che i cubani poi potevano utilizzare per la parte più complicata del viaggio. Dopo essere atterrati all’aeroporto Nikola Tesla, infatti, venivano trasferiti illegalmente prima in Macedonia del Nord e poi in Grecia via terra e da lì, nuovamente in aereo, fatti sbarcare soprattutto in Spagna; ma alcuni sono arrivati anche in Italia, via mare, o in Slovenia, che all’inizio dell’anno aveva osservato un boom di rintracci di cubani.
Questa rotta tortuosa, complicatissima, da una parte all’altra dell’Oceano e poi in Europa, non è stata sfruttata da pochi. Secondo Europol infatti sono stati più di cinquemila i cubani arrivati nella Ue in questo modo, facendo incassare al network dei trafficanti circa 45 milioni di euro. Gli “Smuggler” avevano sfruttato a loro vantaggio la guerra in Ucraina. Prima del conflitto, infatti, molti cubani utilizzavano una rotta meno battuta che è stata poi chiusa dalle vicende belliche: da Cuba volavano in Russia - altro Paese che non impone visti ai cubani - e poi da lì entravano irregolarmente in Finlandia con documenti falsi, prima di disperdersi in altri Paesi europei. I criminali, oltre a farsi pagare profumatamente, come troppo spesso accade si approfittavano con crudele cinismo dei migranti nei Balcani. «Li obbligavano a camminare nel buio per ore» nel passaggio tra Macedonia del Nord e Grecia, ha raccontato Europol. Alcuni li «rapinavano, truffavano, li sottoponevano a estorsioni e, in alcuni casi, donne sono state cedute ad altri gruppi criminali per essere sfruttate sessualmente», pratiche terribili che riguardano tutte le rotte della speranza.
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