L’omaggio dei “rimasti” a Norma Cossetto: doppia cerimonia in Istria per il Giorno del Ricordo
Il presidente dell’Unione italiana Tremul: «Il suo martirio deve insegnare l’orrore che producono le guerre come avviene oggi in Ucraina»

Sarà stato quel fidanzamento con un incursore della Regia Marina italiana. Sarà stato quel suo girovagare in bicicletta, nell’estate del 1943, raccogliendo materiale per la sua tesi di laurea, intitolata L’Istria rossa e dedicata allo studio del territorio istriano ricco di bauxite. Sta di fatto che nello stesso periodo, la famiglia Cossetto si vede costretta a lasciare Visinada perché, all’arrivo dei partigiani titini in paese, iniziano le minacce dirette verso i vari componenti della famiglia. Il padre Giuseppe è costretto pertanto a trasferirsi per un breve periodo a Trieste. Gli zii Giovanni ed Emanuele, fratelli del padre, vengono arrestati rispettivamente il 16 e il 24 settembre e subito condotti a Pisino.
Il 25 settembre un gruppo di partigiani titini irrompe in casa Cossetto razziando ogni cosa. Il giorno successivo prelevano Norma che viene portata nella ex caserma dei Carabinieri di Visignano dove i partigiani la tormentano, promettendole libertà e mansioni direttive, se avesse accettato di collaborare con il Movimento Popolare di Liberazione. Al netto rifiuto, viene rinchiusa con altri parenti, conoscenti ed amici nella ex caserma della Guardia di Finanza a Parenzo. All’avanzare dei tedeschi viene trasferita con altri prigionieri ad Antignana. Norma, che continua a rifiutare ogni collaborazione con il Movimento Popolare di Liberazione, viene portata in una stanza a parte dell’edificio, spogliata e legata ad un tavolo.
Dopo giorni di sevizie, viene gettata nella foiba di Villa Surani, sita alle pendici del Monte Croce, vicino alla strada che da Antignana porta al villaggio agricolo di Montreo. È la notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943. Norma aveva 21 anni.
Ieri è stata ricordata al cimitero di Santa Domenica, in vista della ricorrenza del Giorno del Ricordo, dai Consigli della minoranza italiana della Regione istriana e della Regione litoraneo-montana, assieme all’Unione italiana. «Il valore del sacrificio di Norma - spiega il presidente dell’Ui Maurizio Tremul - sta nel caso eclatante degli orrori che produce la guerra, in cui vengono sacrificate persone innocenti sull’altare di un’ideologia terribile». «Norma ci insegna, ma lo fa soprattutto alle giovani generazioni - continua Tremul - che la guerra produce questi disastri, basta vedere cos’è successo in Bosnia 30 anni fa e cosa sta succedendo oggi in Ucraina». «Norma ci insegna che è giusto battersi per le proprie idee». Eppure ancora in Croazia, nonostante le chiare prese di posizione in merito da parte della classe politica anche di destra si ricomincia a “studiare” l’esodo riproponendo il concetto non di profughi ma di «optanti». «La mamma degli idioti è sempre incinta», replica Tremul. «Evidentemente c’è una corrente di pensiero che continua a voler negare l’evidenza anche a fronte del fatto che governi di centrodestra croati invece avviano indagini sulle morti violente nel secondo dopoguerra. La Procura di Pola sta, ad esempio, aprendo un dossier sul caso Bonifacio».
E poi qualche mese fa lo stesso presidente croato Zoran Milanović ha ammeso che «abbiamo cacciato gli italiani da Pola e dall’Istria». «Per questo - conclude Tremul - l’esempio di Norma ci conforta e ci dà forza nel dichiarare chi siamo (italiani) e come la pensiamo nel pieno rispetto di chi la pensa diversamente».
Una cerimonia al cimitero di San Canziano a Capodistria, davanti al Monumento eretto per ricordare le vittime della guerra e del dopoguerra, si è tenuta nella mattinata, presenti gli esponenti della Can costiera e dell’Ui.
.
Riproduzione riservata © il Nord Est