Cala l’influsso di Mosca sugli equilibri balcanici: Ora l’Europa teme la Cina
Secondo due prestigiosi istituti e la Fondazione Bertelsmann Bruxelles deve accelerare su adesione e investimenti

La Russia di Putin fa la voce grossa, soprattutto in Bosnia e in Serbia, ma dall’invasione dell’Ucraina ha perso costantemente terreno e influenza. La Cina, invece, mantiene le sue posizioni e cerca di offrire un’alternativa all’Occidente. L’Ue, tuttavia, può sorridere: è il partner di riferimento, sempre di più. Ma deve accelerare su adesione e investimenti nella regione, per arginare l’espansionismo di Pechino.
È la diagnosi dell’attuale situazione geopolitica e “geo-economica” nei Balcani: a tratteggiarla è il Vienna Institute for Economic Studies (Wiiw), affiancato dallo European Centre for International Political Economy e dalla Fondazione Bertelsmann, che hanno sviluppato e lanciato un nuovo strumento che misura forza e debolezze dell’Ue nel suo vicinato.
È il “Geoii”, un indice pensato appunto per calcolare il peso, la forza e le debolezze delle grandi potenze in aree-chiave nel mondo tra il 2010 e il 2023.
A che punto è la corsa, nella regione balcanica? Un punto-chiave dello studio e del nuovo indice Geoii è la “ritirata” della Russia, «il grande perdente» nell’Europa centro-orientale e nei Balcani, «specialmente dopo l’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022».
Mosca, oltre a non essere ormai un attore in economia e negli investimenti, ha visto cadere anche il suo ruolo nel «settore degli armamenti». La Russia «solo 15 anni fa» era leader nel campo, ora – a parte in Bielorussia e in Armenia – è un paria. Lo è sempre più anche nei Balcani occidentali, dove «ha perso la sua influenza geo-economica», anche se fa la voce grossa per soffiare sul fuoco di crisi ancora aperte, come in Bosnia, in Serbia e in Kosovo. La Cina, invece, approfitta dei ritardi dell’Europa.
«La regione confinante con i legami più forti con l’Ue è quella dei Balcani occidentali, ovvero Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia, tutti Paesi candidati all’adesione, quattro già impegnati nei negoziati con Bruxelles», ha ricordato il Wiiw. Tuttavia, «la mancanza di interesse politico per l’Europa occidentale, un processo di adesione prolungato e una Cina sempre più assertiva stanno mettendo a repentaglio l’influenza a lungo termine dell’Ue nei Balcani occidentali», l’allarme.
La situazione non è così negativa come tuttavia spesso appare. L’Europa, infatti, rimane «il chiaro leader» sul fronte «di commercio, finanze e politica» e l’obiettivo strategico di tutte le capitali della regione. Tuttavia, Pechino è ormai «al secondo posto» e in maniera salda, avendo «significativamente espanso la sua posizione con partnership strategiche e investimenti infrastrutturali, in particolare in Serbia e in Montenegro». Gli Usa, prima di Biden e oggi di Trump? «Non giocano praticamente alcun ruolo economicamente».
L’Ue però non può stare ferma. «Per mantenere la sua posizione di forza nei Balcani occidentali, limitare l’influenza dei concorrenti esterni e avvicinare più rapidamente questi paesi all’Europa», l’Ue deve lanciare quanto prima «un processo di adesione riformato che consenta un’adesione graduale all’Ue in determinati settori prima dell’adesione completa», ha spiegato Etienne Höra, della Fondazione Bertelsmann. Bruxelles «deve considerare i Balcani occidentali attraverso una lente geoeconomica e fare delle questioni geoeconomiche strategiche in questa regione una chiara priorità per i responsabili politici di Bruxelles», ha fatto eco Philipp Lamprecht, economista e direttore dell’Ecipe. Quale la ricetta? Far valere il peso economico della Ue nei Balcani e sveltire il processo d’allargamento. Così che, dopo quelle della Russia, anche le sirene cinesi diventino meno forti. —
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