In Serbia culle vuote mentre un giovane su due si dice pronto a emigrare

I ragazzi che vogliono partire ambiscono a standard di vita più elevati

il 55% dei cittadini è favorevole all’Ue ma erano il 71% solo un anno fa

Stefano Giantin

BELGRADO. Quasi uno su due ha già le valigie in mano ed è pronto a lasciare casa e affetti per costruirsi una vita all’estero. Chi rimane ha invece idee confuse o pericolose, come il sogno di un “duce” forte e autoritario che decida da solo come e dove condurre il Paese.

Sono i due elementi più preoccupanti che descrivono il mondo dei giovani in Serbia, la nazione balcanica più avanzata dal punto di vista economico e strategica per le dinamiche nell’area. Ma qualcosa di marcio sembra esserci, tra Novi Sad, Belgrado e Niš. Lo ha confermato in questi giorni l’annuale “Rapporto alternativo” sulle condizioni e i bisogni di ragazze e ragazze serbi, compilato dall’Ong “Krovna Organizacija Mladih Serbije” (Koms), con il sostegno tra gli altri di Usaid. Rapporto che ha tastato il polso dei serbi tra i 15 e i 30 anni, nelle metropoli e nelle campagne, evidenziandola voglia di andarsene dei ragazzi. Ed è proprio l’emigrazione verso l’estero – assieme alle culle vuote uno dei problemi maggiori del Paese – la questione chiave nei prossimi anni. «Pianificate di emigrare dalla Serbia?», la domanda fatta dagli analisti di Koms.

La risposta dovrebbe far riflettere chi detiene il potere, a Belgrado. Quasi il 24% ha espresso un forte sì e ha assicurato di avere già le valigie sull’uscio di casa, mentre oltre il 25% del campione ha detto che seguirà la strada dei primi in un futuro prossimo, anche se non tutti i preparativi sono stati fatti per la partenza. Leggi, quasi un giovane serbo su due immagina il suo futuro via dalla propria patria. E il numero potrebbe essere ancora più grande, dato che un 40% ha detto di non valutare ancora l’emigrazione, «ma di non escludere quell’opzione» in futuro. E alla fine rimane una minoranza, un piccolo 11%, che esclude «di trasferirsi all’estero», mosche bianche. Trasferimento che ha ragioni ben precise.

E da anni sono più o meno le stesse. I giovani, anche in Serbia, aspirano a «standard di vita più alti» (32% circa), ma basterebbe anche «un’esistenza dignitosa», che un buon 28% intravede però solo all’estero e non nella madrepatria – e non va sottovalutato quel 54% che dice di «non sentirsi rappresentato» politicamente e di non aver alcun potere di influenzare le decisioni di chi detiene il potere. Ma c’è anche chi vuole partire per avere migliori servizi pubblici, più libertà e un lavoro decente e sicuro, mentre chi decide di rimanere lo fa soprattutto perché è difficile lasciare affetti, famiglia, amici. La direzione da prendere? In stragrande maggioranza si mira all’Ue (55%), ma l’appeal dell’Europa più ricca sta scemando – era al 71% solo un anno fa, un crollo enorme che dovrebbe far riflettere Bruxelles e le capitali Ue. In Russia vuole andare solo un pugno di serbi (5%, in calo), mentre il 12% immagina un futuro negli Usa o In Canada (dal 10% del 2022) e addirittura un 25% in altre destinazioni più remote. Ma ci sono anche altri riscontri che fanno riflettere.

Riscontri come quel 60% di giovani serbi – il dato più alto degli ultimi sei anni – che sogna un «leader forte» alla testa del Paese, alla faccia della democrazia (solo il 36% è convinto che sia la forma di governo migliore) e dello stato di diritto, mentre crolla anche il numero di chi si dice pro-Ue (solo il 16%), mentre i contrari sono al 40%, i neutrali al 45% in Serbia. Serbia che – sul fronte dell’emigrazione– non è sola, nei Balcani che rimangono loro malgrado lontani dalla Ue, con molti Paesi europei – Germania in testa – che approfittano della forza lavoro locale come sorgente per importare lavoratori. Secondo il più recente “Barometer” dell’Rcc, infatti, anche il 57% dei kosovari di tutte le età vorrebbe emigrare, seguito dal 49% degli albanesi, dal 45% dei montenegrini, dal 41% di serbi dal 38% dei bosniaci e “solo” dal 35% dei macedoni.

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