Il volo “segreto” di Dodik a Lesina scatena le polemiche in Croazia

BELGRADO Una “invasione” via aerea da parte di un leader controverso, trasportato per di più dal velivolo di un Paese non proprio amico; incursione che provoca un terremoto politico, nel cuore dei Balcani. O piuttosto una macchinazione per mettere in difficoltà il presidente croato Milanović. Si può riassumere così, da angolazioni opposte, una vicenda che fa da giorni discutere, in particolare a Zagabria. Protagonista, il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, fervente nazionalista e filorusso, ma con profondi legami anche con il presidente socialdemocratico croato, Zoran Milanović. Legami che sono stati comprovati da una visita dello stesso Dodik sull’isola dalmata di Lesina (Hvar), dove è stato invitato proprio da Milanović per l’ultimo dei loro frequenti tête-à-tête.
Ma com’è arrivato, Dodik, a Hvar? Qui sta il problema, perché l’attuale presidente dell’entità politica serbo-bosniaca sarebbe andato in Croazia a bordo di un elicottero di proprietà del ministero degli Interni di quella Serbia da Dodik sentita, assieme alla Russia, come il più prezioso e fedele alleato. E il velivolo, sigla Yu-Vip F-Wwoc, non sarebbe stato segnalato al controllo aereo croato come previsto dalle procedure per i voli di Stato, ma avrebbe sorvolato ampie aree del territorio del Paese Ue «senza controlli», in quello che dovrebbe essere considerato «uno dei maggiori flop alla sicurezza» mai registrati in Croazia, hanno denunciato i media di Zagabria. Comunque stiano le cose, il caso è subito esploso – mettendo ancora una volta in evidenza la difficile coabitazione tra governo di centrodestra e presidente Milanović. Dietro il misterioso arrivo di Dodik a Hvar ci sarebbe stata la volontà dello stesso capo di Stato croato di «tenere l’incontro lontano dal pubblico», ha così sostenuto il ministro croato della Difesa, Mario Banožić, ricordando che viaggi di leader stranieri dovrebbero essere «preceduti da una nota diplomatica», seguita dall’ok proprio del dicastero della Difesa «e di altri organi» nazionali; ma «non è stato questo il caso» della comparsata di Dodik da Milanović. Ma a infiammare gli animi è stato l’intervento del presidente croato Andrej Plenković, che ha confermato di non aver saputo nulla della visita in Croazia di Dodik e ha parlato di una «situazione molto strana». Milanović ha tutto il diritto di invitare e incontrare chi vuole, ma «qui il tema è il mezzo usato per il viaggio» e soprattutto il perché Dodik sia arrivato in Croazia «senza una precedente nota» dell’ambasciata bosniaca e «senza preavviso» alcuno. Serve una «riunione urgente» del Parlamento per fare chiarezza sul caso, ha poi fatto sapere. Da lì, l’escalation verbale tra i due leader di Zagabria, con Milanović che ha apertamente accusato Plenković di aver ordito una «malvagia manipolazione» della realtà, «attesa» da un personaggio come il premier, la stoccata. Secondo il capo di Stato, infatti, la sua cancelleria avrebbe avvisato il ministero degli Interni croato dell’arrivo di Dodik e tutto si sarebbe svolto «secondo le procedure». Inoltre, l’Hdz di Plenković «controlla pienamente il ministero degli Interni» e parliamo dunque di accuse «fuori da ogni logica». Scambi di accuse che arrivano poche settimane dopo che Plenković aveva accusato Milanović di «abusare» della sua posizione per attaccare il governo. Milanović, in precedenza, aveva sostenuto che il premier stesse preparando una sorta di colpo di Stato. L’estate si fa difficile non solo per i fenomeni meteorologici estremi, ma anche per le insidie di un elicottero e di un viaggio misterioso.
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