Il mancato allargamento e la distanza dall’Ue: il ritardo dei Balcani si misura in anni luce

Il report di Converge2eu valuta il tempo che serve colmare il gap con l’Europa. Disastro per le infrastrutture. Al palo economia, salute e capacità di governo

Stefano Giantin
La penisola balcanica in una mappa tratta da Wikipedia
La penisola balcanica in una mappa tratta da Wikipedia

Bruxelles promette investimenti nell’area e assicura che il processo di allargamento rimane strategico e che sarà accelerato. Ma i passati ritardi dell’adesione dei Balcani alla Ue hanno avuto un costo enorme per i paesi della regione.

E ora è possibile quantificarli. Con numeri da brividi, elaborati da alcuni dei maggiori think tank che si occupano di Balcani occidentali, in testa l’austriaco Wiiw, ma anche lo sloveno Think Europe e svariati centri di ricerca regionali, che hanno inaugurato un nuovo portale, Converge2eu, utile strumento che permette di visualizzare quanto lontani, in termini economici, di infrastrutture e altri campi ancora, siano oggi Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia. Rispetto a quella Ue a cui tutti tendono.

Converge2eu che dovrebbe far riflettere, sia i governanti della regione sia quelli che oggi siedono sulle poltrone che contano a Bruxelles e nelle maggiori capitali europee. Perché evidenzia quanto i Balcani siano arretrati rispetto al prestigioso club europeo, congelati in una condizione di relativo sottosviluppo, malgrado l’accelerazione della crescita e i progressi registrati negli ultimi decenni, in particolare sul fronte di economia, stipendi e standard di vita. Distanze così importanti che sembra di poter definire “anni luce”.

Mantenendo gli attuali ritmi di crescita, solo la Serbia potrebbe aspirare a raggiungere la media Ue sul fronte economico, ma ci vorranno 35 anni. L’Albania, che sta allungando il passo verso l’adesione, dovrà aspettare 53 anni, la Macedonia del Nord 59, il Montenegro – in pole per l’integrazione – ben 72, mentre Bosnia e Kosovo sono indietro di più di cento anni rispetto all’Unione.

Se si va poi a vedere i dati del pil pro capite, i Balcani rimangono staccatissimi dalla media Ue, con i soli Serbia e Montenegro intorno al 52-54% degli standard europei, mentre il Kosovo arranca, bandiera nera, con il 29%. Uniche luci, il tasso di occupazione in salita e la digitalizzazione che si diffonde.

Per crescere servono strade, ferrovie e aeroporti, oltre che energia. E anche qui la regione appare un buco nero, con la gran parte dei paesi che avrà bisogno di più di un secolo per allinearsi agli standard Ue. Sul fronte autostrade, a far peggio sono Albania, Montenegro e Bosnia; su quello delle ferrovie praticamente tutti i Balcani, tranne la Serbia. Su quello dell’energia, in una regione ancora dipendente dal carbone più sporco, la lignite, il quadro è fosco, con tutti i Paesi sotto il 35% della media Ue in termini di capacità di produzione.

Per avanzare verso l’Ue serve buona governance. E anche su questo fronte il quadro non è ottimistico, con i Balcani assai indietro su stato di diritto, efficacia del governo, freno alla corruzione e stabilità. —

 

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