Fermo il rinnovo dei documenti: a Skopje bloccati in 600 mila

BELGRADO Decine di migliaia di “carcerati” nel proprio Stato, ma alcune stime parlano addirittura di seicentomila, bloccati e impossibilitati a viaggiare per le lentezze della burocrazia. E per beghe di sapore nazionalistico, che si pensavano superate.
È il destino di quasi un terzo della popolazione della piccola Macedonia del Nord, ex repubblica jugoslava che, nel 2018, aveva risolto con una riforma dolorosa e un accordo storico, quello di Prespa, la decennale disputa sulla denominazione con la vicina Grecia, che considerava il vecchio nome Macedonia come un “furto” della propria storia e identità e per questo bloccava il percorso euroatlantico di Skopje.
Acqua passata, quella tra Grecia e l’attuale Macedonia del nord, ma gli effetti indiretti di Prespa continuano a farsi sentire. Sulla pelle dei macedoni. Effetti che riguardano in particolare i documenti personali - dai passaporti alle carte d’identità, alle patenti - che, secondo l’intesa con Atene, Skopje avrebbe dovuto modificare, eliminando la vecchia dicitura “Repubblica di Macedonia” con quella oggi in vigore, “Repubblica di Macedonia del Nord”.
I precedenti documenti sono scaduti e dunque non più validi da questa settimana, ma c’è un problema: alla burocrazia di Skopje non sono bastati cinque anni per rilasciare tutti i nuovi documenti d’identità, lasciando a bocca asciutta - e trattenuti in Macedonia del Nord - più di 600 mila cittadini, a causa di lungaggini, difficoltà nello smaltire le richieste e insufficiente ricorso alla digitalizzazione.
L’amministrazione, infatti, è riuscita a rilasciare un massimo di 50 mila passaporti emessi al mese. Ed è una cifra che suggerisce appunto che almeno un terzo del Paese, circa 1,8 milioni di abitanti, sia sprovvisto di documenti di viaggio validi, mentre sarebbero solo 550 mila le nuove patenti con la scritta “Macedonia del Nord” in possesso degli automobilisti di Skopje, Tetovo e Bitola, con i media locali che hanno stimato in circa un anno il tempo necessario a rilasciare i titoli di viaggio mancanti.
«Spero che tutti i 650 mila» senza passaporto valido «non vogliano viaggiare» da subito, il laconico commento del primo ministro macedone, il primo di etnia albanese, Talat Xhaferi, che ha invitato la cittadinanza a «prendere appuntamento per tempo» presso gli uffici competenti «così che i funzionari possano iniziare le procedure di sostituzione».
È stato «impossibile» rilasciare i nuovi passaporti «per tempo», si è giustificato il ministro degli Interni nel nuovo governo tecnico, Pance Toshkovski. E Atene ha nel frattempo fatto sapere di non aver alcuna intenzione di acconsentire a deroghe temporanee. Quella scritta sui passaporti, “Macedonia”, doveva sparire da tempo, la politica della Grecia.
Non sorprende allora la crescente rabbia dei macedoni, di quelli in più o meno paziente fila per richiedere il nuovo passaporto, le carte di identità o le targhe con la sigla “Nmk”, al posto della vecchia “Mk”. E di quelli che si stanno sfogando sui social. «Da oggi arresti domiciliari» in patria, «le autorità se ne fregano dei problemi della gente» e «il mio passaporto con la scritta Macedonia è stato emesso solo nel 2020, perché non mi hanno dato quello nuovo, incompetenti», alcuni dei commenti sui social. Ma la questione è anche, come sempre, politica. «Aspetterò fino a maggio finché il Vmro-Dpmne», partito nazionalista all’opposizione, «vincerà le elezioni e ritorneremo al vecchio nome Macedonia», la riflessione di un altro. Nel frattempo, tutti - o quasi - a casa.
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