Elicottero ungherese caduto in Dalmazia: ritrovato senza vita anche il terzo pilota

Il ministro ungherese della Difesa e il capo di Stato maggiore dell’Esercito raggiungeranno a breve la Croazia

Andrea Marsanich

SEBENICO. Nessun sopravvissuto nella caduta di mercoledì 21 giugno, intorno a mezzogiorno, dell’elicottero militare ungherese Airbus H145, precipitato a terra alle spalle di Sebenico, in Dalmazia, nelle vicinanze del villaggio di Pakovo selo, a poca distanza dal parco nazionale del fiume Cherca.

Nel primo pomeriggio di giovedì 22, i soccorritori hanno rinvenuto il corpo del terzo elicotterista dell’equipaggio composto da due militari magiari e uno statunitense, corpi che sono stati trasferiti all’Istituto di medicina legale del Centro clinico – ospedaliero di Spalato, dove saranno sottoposti a esame autoptico. Il ritrovamento della terza salma è stato confermato in un comunicato dal ministero croato della Difesa.

L’incidente si è verificato nel canyon del fiume Cigola (Cikola), corso d’acqua che va a sfociare nella Cherca: probabilmente – ma saranno gli inquirenti a stabilirlo – la tragedia è avvenuta quando il pilota del velivolo, per cause ancora sconosciute, ha deciso di portare l’elicottero a meno di 300 metri da terra, una zona a rischio perchè il canyon è attraversato da una zipline lunga più di un chilometro e sovrastata dai cavi di un elettrodotto. Le pale, a quanto pare, hanno toccato uno dei cavi della zipline, con il velivolo che ha subito perso quota, andando dopo pochi secondi a schiantarsi al suolo, per poi incendiarsi.

Il rumore dell’impatto, quasi un’esplosione, è stato udito a chilometri di distanza, sia da abitanti del Sebenzano, sia da turisti. Poco dopo l’area nei pressi della cittadina di Dernis è stata occupata da uomini e mezzi di polizia, vigili del fuoco, Forze armate croate e Soccorso alpino. I pompieri hanno ben presto domato il rogo, sviluppatosi in una zona di fitto bosco e dopo breve tempo hanno rinvenuto due corpi senza vita. Le ricerche del terzo elicotterista non sono durate a lungo e ieri pomeriggio, come già detto, sono state portate a termine. Il dicastero croato della Difesa ha espresso ancora una volta le condoglianze ai familiari delle tre vittime, ripetendo di essere a disposizione per qualsiasi forma di aiuto. Erano due gli elicotteri magiari presenti nell’entroterra dalmata per un addestramento relativo ai voli in montagna, con il velivolo caduto che stava rientrando alla base, cioè al Centro internazionale di addestramento delle forze speciali aeree (Multinational Special Aviation Programme Training Center), dislocato nella caserma colonnello Mirko Vukušic a Zemonico inferiore, a breve distanza da Zara.

Nell’attesa che nello Sebenzano arrivi una squadra di investigatori delle Forze armate ungheresi, il comandante dell’Aeronautica militare croata, generale di brigata Michael Križanec, ha ripetuto che la regola d’oro per i piloti e per gli altri membri dell’equipaggio è di tenere gli occhi bene aperti, evitando qualsiasi ostacolo. «Quando voli a meno di 300 metri da terra – ha aggiunto –, non puoi mai essere sicuro che nell’aria non ci sia qualcosa. La zipline e l’elettrodotto sono ben segnati nelle mappe».

Intanto il ministro ungherese della Difesa, Kristof Szalay-Bobrovniczky, ha dichiarato a Budapest che il capo di Stato maggiore dell’Esercito, colonnello generale Böröndi, sarà in Croazia con un team di collaboratori per far luce, assieme ai colleghi croati, sulle cause della tragedia.

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