Da Miloševic a Mladic: così trent’anni fa l’Onu accese un faro sui crimini di guerra
Fu istituito nel maggio del 1993 il Tribunale internazionale incaricato di vagliare i fatti accaduti nei territori dell’ex Jugoslavia

BELGRADO Sono passati 30 anni da quando la Comunità internazionale ha cercato di riportare il diritto in una terra, la allora Jugoslavia, lacerata dalla guerra, dall’odio, dal sangue e dalle stragi. Il 25 maggio del 1993 su mandato dell’Onu venne infatti istituito il Tribunale internazionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia (Tpi), in risposta ai crimini di massa in Bosnia-Erzegovina e Croazia, che erano ancora in guerra.
24 anni di attività
È stato il primo tribunale di questo tipo dopo i processi di Norimberga e Tokyo alla fine della Seconda guerra mondiale. Il tribunale ha concluso i suoi lavori il 30 novembre 2017, chiudendo tutti i procedimenti di primo grado. I casi in sospeso sono stati trasferiti al Meccanismo per i tribunali penali internazionali (Mict).
Durante i suoi oltre 24 anni di attività, l’organismo ha incriminato 161 persone per crimini di guerra, crimini contro l'umanità, genocidio e violazioni del diritto internazionale umanitario commese durante le guerre nel territorio dell'ex Jugoslavia tra il 1991 e il 2001. Novanta imputati sono stati condannati, 19 sono stati assolti: tra questi i generali croati Antej Gotovina e Mladen Markač, il primo ministro del Kosovo Ramush Haradinaj e l'ex capo di stato maggiore dell'esercito jugoslavo Momčilo Perišić. Il tribunale ha trasferito 13 casi ai tribunali di Bosnia-Erzegovina, Serbia e Croazia.
Gli imputati
Tra i 161 imputati c'erano primi ministri e comandanti militari di alto rango. Nel maggio 1999, il Tpi è stato il primo tribunale internazionale a incriminare un presidente in carica, ossia l’allora presidente jugoslavo Slobodan Milošević, per crimini in Croazia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo tra il 1991 e il 1999. Milošević è morto in custodia nel 2006, prima che fosse pronunciato il verdetto.
La Corte dell'Aja ha emesso il suo primo atto d'accusa il 7 novembre 1994 e nel primo anno di attività ha preparato atti d'accusa contro 46 persone. Un anno dopo, ha anche incriminato il leader politico e militare serbo-bosniaco Radovan Karadžić e il generale Ratko Mladić per il genocidio di Srebrenica nel luglio 1995, in cui le forze serbo-bosniache uccisero più di 8.000 bosniaci in pochi giorni. Il primo processo è iniziato nel maggio 1996, l'ultimo verdetto è stato emesso dal tribunale il 29 novembre 2017, quando ha confermato il verdetto di primo grado contro sei rappresentanti di alto rango di Herceg-Bosna e li ha condannati a un totale di 111 anni in prigione. L'ex capo di stato maggiore del Consiglio di difesa croato in Bosnia-Erzegovina, Slobodan Praljak, si è suicidato ingerendo del veleno in aula quando è stato annunciato il verdetto.
Dopo la chiusura
Dopo la chiusura del tribunale, i procedimenti - principalmente appelli - sono stati rilevati dal Meccanismo per le corti penali internazionali (Mict) dell'Aja, che ha iniziato a operare l’1 luglio 2013. Il Mict ha finora concluso quasi tutti i procedimenti, compreso il processo a Karadžić e Mladić. Karadžić è stato condannato all'ergastolo per genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra durante la guerra in Bosnia-Erzegovina il 20 marzo 2019. Il tribunale ha condannato Mladić alla stessa sentenza l'8 giugno 2021. L'unico procedimento che il Mict non ha ancora concluso è il processo di appello a seguito del nuovo processo dell'ex capo del servizio di sicurezza serbo Jovica Stanišić e del suo vice Franko Simatović, accusati di crimini di guerra in Croazia e Bosnia-Erzegovina tra il 1991 e il 1995. Il verdetto finale sarà annunciato il 31 maggio.
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