Croazia, lo spritz a 11 euro e la pallina di gelato a 5
Da Rovigno a Ragusa continuano le lamentele per i prezzi. La tv tedesca: «Ci rapinano». Ma la stagione è da record

TRIESTE. Disdette, periodi di permanenza drasticamente accorciati, mugugni e malessere, dopo il boom dei prezzi di giugno e luglio, l’immancabile passa parola e molti articoli sui media europei che parlavano di una Croazia come di una sorta di terra di vacanza per soli Paperon de Paperoni: finalmente il governo si è svegliato dal torpore estivo e ha imposto un taglio del 30% dei prezzi praticati. Insomma, i croati si sono accorti di essersi sparati a un piede e ora cercano di salvare la faccia in agosto.
Al caro prezzi della Croazia ha contribuito sì l’inflazione, anche questa gonfiata per il turista, ma anche il passaggio dalla kuna all’euro. E come in Italia, dopo i primi mesi di controllo, 10 mila lire sono diventate 10 euro invece di 5, diminuendo del 50% il potere d’acquisto degli italiani, così in Croazia 1 kuna (0,13 euro secondo la Bce) è diventata un euro e 10 kune quindi 10 euro, quando al cambio europeo 10 kune equivalgono a 1,32 euro.
L’avidità del commerciante, dell’albergatore, del ristoratore, ha fatto il resto. A Lussinpiccolo l’attracco costava 50 euro e 6 diportisti friulani sono andati a mangiare pesce vedendosi presentare un conto da 380 euro.
Ecco dunque la “marcia indietro” anche perché un simile aumento esponenziale dei prezzi rischiava di ricadere anche sulla quotidianità della vita del cittadino croato nel periodo non turistico. Nei media serbi in questi giorni si scrive molto sul turismo croato. Il Kurir ha pubblicato diversi articoli sui turisti serbi e sulla loro percezione dei prezzi sulla costa croata che quest’anno, come dicono alcuni, «sono andati in paradiso», ma lo stesso Kuris riporta anche che in alcuni casi i prezzi sono scesi rapidamente «perché i croati si sono resi conto di essersi dati la zappa sui piedi».
L’articolo afferma che dopo la prima parte dell’estate, tedeschi, italiani, cechi e polacchi sono scomparsi dalle spiagge in Croazia, e sono stati sostituiti principalmente da sloveni, bosniaci e serbi. Aggiunge anche che ci sono alcuni austriaci e alcuni tedeschi rimasti, ma in misura minore rispetto agli anni precedenti.
Nel centro di Spalato, secondo quanto dichiarato da una turista serba al quotidiano, per 2 euro puoi trovare una pallina di gelato che sembrano due, nettarine per 2 euro, zucchine a un euro e pesce di mare fresco per meno di 10 euro. I prezzi al ristorante sono, secondo l’intervistata, come nel “cuore” di Belgrado. Ad esempio, i calamari costano 14 euro a porzione, il risotto al nero di seppia 15 euro, gli spiedini (Ražniči) 12 euro e una porzione di pesce di mare è di circa 25 euro.
«Ci siamo dati la zappa sui piedi - spiega un ristoratore sull’isola di Brazza -. I prezzi sono aumentati sia per l’inflazione, sia per ottenere un margine più alto di guadagno. E così sia giugno che la prima parte di luglio sono falliti. Ora però c’è stato un cambiamento, si sono abbassati i prezzi e i ristoranti sono pieni, la gente compra e non cammina più a mani vuote».
Riproduzione riservata © il Nord Est