Croazia, così gli oligarchi russi si comprano false identità

La denuncia dall'organizzazione no-profit Transparency International. Sarebbe coinvolta la filiale croata della piattaforma inglese Wirex

Mauro Manzin

Potrebbe essere un racconto tratto da un libro di John le Carré o di Ken Follett, sta di fatto che non si tratta di fiction noir, ma di cruda realtà, uno dei tanti “derivati” della invasione Russa dell’Ucraina e della reazione occidentale che ha in pratica bloccato gli affari degli oligarchi russi (oltre ad avene sequestrato loro molti beni).

Zagabria, interno giorno, squilla il telefono in un ufficio in una elegante palazzina a Trešnjeveca, una via della capitale abbastanza anonima.

«Ciao - esordisce l’interlocutore - hai un ceco?». «Sì -risponde un anonimo “impiegato” di Zagabria - abbiamo anche un polacco, un estone, un lettone e un ucraino. «Quanto?», chiede il primo?».

«Per cechi e polacchi 220 dollari, per estoni e lettoni 180 dollari, per gli ucraini 30 dollari». «I documenti saranno veri o falsi?», è ancora l’interessato all’affare che parla. «Tutti originali», è la risposta.

«I muli (le identità) sono affidabili?», si accerta ancora l’interlocutore russo. «In genere lo sono, ma non esiste una garanzia al 100%. Abbiamo molti muli e abbiamo già venduto un gran numero di account Wirex. Uno di loro, però, recentemente è finito in carcere per otto anni». «No...», sconcerto del chiamante. Laconica la risposta: « Non è colpa nostra, era un ladro».

Ecco più o meno come appare una conversazione tra un venditore al mercato nero e un russo che sta cercando di acquistare un'identità falsa, cioè un account su Wirex.

Wirex è uno dei più noti cambi di criptovalute europei che recentemente è stato accusato di essere utilizzato da ricchi russi per evitare sanzioni. Ma, cosa ancora più interessante, anche se si tratta di una piattaforma formalmente registrata a Londra, con ben cinque milioni di utenti, tutte le transazioni Wirex sarebbero condotte attraverso un unico luogo - la filiale dell'Unione Europea - la Croazia. Lo riporta il quotidiano di Zagabria Jutarnji List.

Il sistema funziona in questo modo: un ricco russo compra la cosiddetta identità money mules, cioè dati personali di un polacco, ceco, rumeno, estone o ucraino. Utilizzando i suoi dati, ha creato un account sull'applicazione mobile Wirex e tramite tale applicazione, sotto falsa identità, ha ritirato i suoi soldi dalla Russia. Tutte queste transazioni passano attraverso la società zagabrese Wirex Digital, con sede nell'ufficio a Trešnjeveca.

L'intera operazione è stata descritta dall'organizzazione no-profit Transparency International in Russia. Dieci giorni fa, l'agenzia non governativa, dichiarata "indesiderabile" in Russia, ha pubblicato un rapporto di ricerca esaustivo "Anonymity for Sale: The Growing Black Market of Crypto Mules" in cui espone uno schema incredibilmente coordinato attraverso il quale russi e bielorussi eludono le sanzioni per portare i propri soldi dalla Russia in Europa. Usano due cose per questo: i muli del denaro - poveri europei che vendono loro informazioni personali e documenti - e l'app Wirex. L'applicazione Wirex, come indicato nel rapporto, opera attraverso una filiale croata - la società Wirex Digital doo di Zagabria, luogo dove il popolare scambio di criptovalute Wirex dirige tutti i suoi «principali servizi di pagamento legati alle criptovalute nel Regno Unito e in Europa». «La maggior parte dei russi, aggiunge il rapporto - acquista un gran numero di conti di denaro dei muli in una sola volta. Pertanto, possono dividere il trasferimento di denaro in parti più piccole. È una pratica che chiamano “'puffo”'. Il consiglio ai russi è infatti quello di non superare i 1.000 dollari di transazione giornaliera per non destare sospetti nel sistema di sorveglianza di Wirexov

Ora, come si nota nel rapporto, non ci sono prove che Wirex partecipi al riciclaggio di denaro e all’evasione delle sanzioni russe. È possibile che i russi più intelligenti abbiano semplicemente trovato un piano per estrarre denaro dal Paese dello zar Putin e che la loro applicazione crittografica venga utilizzata come strumento in queste macchinazioni, a loro insaputa. Ricordiamo che la stessa situazione è accaduta qualche anno fa alla Zagrebačka Banka, la principale banca della Croazia.

L'ispettorato finanziario croato ha poi multato l’istituto bancario, di proprietà dell’UniCredit, di 44 milioni di euro per una serie di omissioni nel prevenire il riciclaggio di denaro, sebbene la banca non possa essere accusata di partecipazione ad esso.

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