Un caffè e una brioche: ecco quanto ci può costare l’ampliamento dell’Unione Europea a Est
Un report mira a quantificare il peso economico dell’operazione, sfatando le paure sui costi dell’allargamento: 5,29 euro l’anno per ciascun cittadino europeo, per un settennio

Non solo le leadership di molti Paesi europei sono ancora recalcitranti a immaginare una Ue allargata ai Balcani, ma anche i loro cittadini hanno spesso un approccio negativo all’idea di integrare la regione nel club europeo che più conta. Ma vien da pensare che forse gli umori popolari si fondano su preconcetti errati, in particolare sui costi. Perché per accogliere i Balcani in Ue basterebbe che tutti, nella Ue stessa, “offrissero” alla causa un cappuccino e una brioche all’anno, per 7 anni. È questo il costo pro capite - irrisorio - che i cittadini Ue dovrebbero sobbarcarsi per sostenere i costi dell’ingresso dei Balcani nella Ue.
A svelarlo sono stati i ricercatori del Centro per la politica europea (Cep), uno dei più autorevoli think tank in Serbia, e della Fondazione Konrad Adenauer, che hanno presentato nei giorni scorsi a Belgrado “Quanto mi costano i Balcani?”. È il primo studio del genere che rende pubblici i costi dell’allargamento, con l’obiettivo di sfatare luoghi comuni negativi relativi alla regione.
Uno dei più radicati e difficili da superare è appunto quello sugli eccessivi costi che l’Ue si dovrebbe sobbarcare per abbracciare nel club i Balcani occidentali. Il 37% degli europei, secondo un Eurobarometro dedicato all’allargamento, è preoccupato dai «costi per i contribuenti», uno dei tre motivi principali per dire no ai Balcani, preceduto solo dai timori di «migrazioni incontrollate» e dall’esportazione di «corruzione, crimine organizzato e terrorismo».
Lo studio Cep e Konrad Adenauer dovrebbe tranquillizzarli, dato che inglobarli in un blocco solo costerebbe poco più di 46 miliardi al budget Ue per un periodo di sette anni, cioè 6,6 all’anno. Circa 6,5 servirebbero per accogliere l’Albania, che sta bruciando le tappe e in pochi mesi è riuscita ad aprire tutti i capitoli negoziali, un record. Poco meno di 8 servirebbero per la Bosnia-Erzegovina, il cui percorso verso l’adesione è accidentato, ma che a piccoli passi procede verso l’obiettivo. Il Kosovo, unico Paese dei Balcani neppure candidato, avrebbe invece bisogno di una spesa di 3,2 miliardi in 7 anni, mentre il Montenegro – che realisticamente ambisce all’adesione ben prima del 2030 – di 2,35. La Macedonia del Nord, ferma al palo causa i veti di Sofia, “costerebbe” agli europei poco più di 5 miliardi.
Ben più sostanziosa la spesa per la Serbia: quasi 21 miliardi per il Paese più popolato e strategico nell’area, con Belgrado che neanche quest’anno ha registrato progressi nei negoziati.
Detto così, sembrano tanti soldi. Ma tenuto conto della popolazione Ue, i costi pro capite sono di soli 5,29 euro per europeo ogni anno, 37 per sette anni, un nonnulla, ha calcolato lo studio. Studio che dovrebbe far riflettere gli scettici sull’allargamento: e dunque «volevamo numeri» precisi, «fatti e un’argomentazione solida per decisioni politiche», ha spiegato il direttore della Fondazione Adenauer in Serbia e Montenegro, Jakov Devčić: «Dalla nostra prospettiva i Balcani occidentali non sono lontani, sono il nostro vicinato».
Lo studio, ha continuato Devčić, ha un obiettivo ambizioso – essere «punto di partenza per discussioni e decisioni» di peso – e per questo sarà ora presentato in tutta la Ue, durante il 2026. Il rapporto è essenziale perché «demistifica» le paure sui costi dell’allargamento, senza contare che i Balcani, una volta nella Ue, contribuiranno alla crescita dell’intera Unione, ha detto la vice-rappresentante della Delegazione Ue a Belgrado, Plamena Halacheva. Al momento, a livello Ue, un 56% di cittadini rimane favorevole all’allargamento, ma la percentuale scende sotto il 50% quando si parla di Balcani, sempre secondo l’Eurobarometro.
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