Corruzione nei Balcani, maglia nera alla Bosnia. La classifica di Transparency International

In coda anche Serbia e Albania. Segnali positivi in Macedonia del Nord
Stefano Giantin
Una recente manifestazione contro la corruzione a Sarajevo
Una recente manifestazione contro la corruzione a Sarajevo

BELGRADO Una palude, per definizione stagnante, dove i miglioramenti sono pochi o nulli, qualcuno peggiora, la maggioranza langue.

È il preoccupante stato di salute delle nazioni balcaniche, in corsa per l’ingresso nella Ue, ma la corruzione - per Bruxelles uno degli ostacoli più ardui da superare nella regione - continua ad affossare progressi e democrazia. Il quadro è emerso dall’ultimo rapporto “Global Perceptions Corruption Index” (Cpi) di Transparency International, da sempre uno degli strumenti più efficaci per comprendere l’ampiezza del problema.

Parliamo della classifica globale dei Paesi più e più corrotti, basata appunto sul concetto di «corruzione percepita». Una radiografia che vede così, ancora una volta, i Balcani arrancare a metà classifica nel ranking mondiale, tra i fanalini di coda in Europa.

 

Il Cpi, ha ricordato Transparency, è di fatto una scala da zero a cento, dove il punteggio massimo è riservato ai Paesi «più puliti», come Danimarca (1/o posto con 90 punti), Finlandia (2/a con 87) e Nuova Zelanda, quello minimo alle nazioni dove prevale il malaffare, una poca ambita palma che si contendono Sudan, Siria, Venezuela e Somalia, tutte con meno di 13 punti.

 

E i Balcani?

Dopo Slovenia (42/a, come l’Italia) e Croazia (57/a), i “migliori” sono Montenegro e Romania (63/i a pari merito), seguiti dalla Bulgaria (67/a) e dalla Macedonia del Nord (76/a). Non va bene il Kosovo (83/o), mentre rimangono ancora più indietro terreno Albania (98/a), la Serbia (addirittura 104/a).

Maglia nera nella regione per la Bosnia-Erzegovina (108/a) – e non è allora un caso che la Ue stia insistendo nella lotta alla corruzione come una delle condizioni primarie per aprire i negoziati di adesione alla Ue.

 

Dietro i numeri e a insignificanti progressi o piccoli peggioramenti, c’è una situazione grave. E ci sono problemi concreti e reali, quelli che toccano con mano coloro che vivono nella regione.

La maglia nera Bosnia, fra tutti, soffre «della concentrazione di potere nelle mani di partiti politici su base etnica», che controllano tutto e la cui presa sul potere «contribuisce a una corruzione sistemica e indebolisce lo stesso funzionamento dello stato», mentre la magistratura rimane troppo sensibile a «influenze» esterne che «minano gli sforzi anti-corruttivi», ha stigmatizzato Transparency. Per questo, «la gente perde fiducia nelle istituzioni», si legge nel rapporto.

 

Scenario simile anche nella Serbia di Aleksandar Vučić, che continua a sperimentare «un declino democratico», ha sottolineato Transparency, ricordando che «l’autocrazia» al potere «usa leggi speciali per limitare la trasparenza di grandi progetti», come potrebbe essere nel caso di «Expo 2027» in programma a Belgrado, mentre «istituzioni sotto sequestro politico non difendono gli interessi pubblici». E su tutto pesano i sospetti di irregolarità sul voto di dicembre, con un vero e proprio «collasso» delle istituzioni di controllo.

 

L’Albania ha fatto qualche passo avanti «nelle indagini sulla corruzione di alto livello», ma rimane ancora indietro in classifica. Un’azione più incisiva è necessaria anche in Kosovo, dove qualche riforma ha fatto sì intravedere un po’ luce, «ma il governo continua a interferire negli affari giudiziari».

 

In Macedonia del Nord si registrano invece passi avanti, hanno sostenuto gli esperti di Transparency International. Ma quando «qualche piccolo segnale positivo aveva cominciato a emergere, l’indipendenza del giudiziario è stata significativamente ridotta da emendamenti al codice penale».

Il Montenegro, infine, sconta ancora «quasi tre decenni» di presa sul potere di Djukanovic e dei suoi e ci vorrà tempo, con il nuovo governo europeista che deve «rendere prioritarie azioni contro la corruzione e il crimine organizzato».

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