“Belgrado sull’acqua”: il lusso dei petrodollari mira ad altri 320 ettari

Pronto il progetto di estensione del nuovo quartiere

costruito anche con capitali arabi. Critici gli ambientalisti

Stefano Giantin

BELGRADO. Le mani sulla città, anzi su due metropoli, tema delicatissimo caratterizzato da due ingredienti comuni: soldi, tanti, in arrivo dai Paesi arabi; e leadership para-autocratiche, sorde alle critiche ma assai felici di veder affluire petrodollari per nuove “mini-Dubai” sul suolo europeo. È questo il quadro che riguarda due grandi capitali europee, Belgrado e Budapest, dove infiammano le polemiche per alcuni mega-progetti. Uno è “Beograd na vodi” o “Belgrade Waterfront”, la nuova Belgrado per ricchi che ha cambiato negli ultimi anni, tra proteste e dibattiti, il profilo della capitale serba. Il progetto, dopo essersi esteso – e i lavori ancora procedono – su una sponda della Sava, sembra ora destinato ad ampliarsi anche sull’altra riva, su ulteriori 327 ettari. Lo hanno denunciato i media critici verso il governo, svelando che l’esecutivo di Belgrado ha dato via libera all’ampliamento di quello che è da anni il maggior progetto infrastrutturale nel Paese balcanico. Secondo i piani, altri palazzoni e grattacieli sorgeranno nelle municipalità di Novi Beograd e Cukarica, conseguenza di modifiche al piano urbanistico, bypassando - secondo i critici - anche le autorità locali e rendendo disponibili agli investimenti immobiliari arabi larghe zone del centro città, fino al vecchio ippodromo.

Ma il rischio di nuove proteste e aspre polemiche è forte. Il progetto già ora «danneggia la qualità della vita» dei belgradesi e l’espansione non farà che peggiorare le cose, ha così attaccato l’urbanista e architetto Iva Cukić, fra le “anime” del movimento di opposizione all’urbanizzazione selvaggia in Serbia. «Le autorità non si preoccupano dei bisogni dei cittadini, ma solo di un piccolo gruppo che trae benefici» dal boom dell’immobiliare, ha aggiunto Cukić, segnalando che Belgrade Waterfront ha già fatto crescere le temperature medie in città e guastato l’ambiente. «Gli emendamenti al piano urbanistico» sono catastrofici, ha fatto eco il movimento Ekoloski Ustanak, da sempre in prima linea contro Belgrado sull’acqua, aggiungendo che si continua sulla linea delle «costruzioni residenziali e commerciali, dimenticando gli spazi pubblici e distruggendo la qualità della vita» dei residenti, senza dimenticare «il traffico congestionato» - Belgrado è l’unica grande città europea senza metro e senza trattamento delle acque reflue. Il cuore della metropoli si trasformerà sempre più in una «sorta di Dubai», ha manifestato la sua apprensione anche l’architetto Bojan Kovačević.

Ma anche nella Budapest di Viktor Orban si progetta una “mini-Dubai”, sempre con fondi arabi e su spinta del costruttore Alabbar. Sarà un «centro per il nuovo millennio», ha annunciato il governo magiaro; ma già crescono dubbi e dissenso per l’impatto sul paesaggio urbano. E si preparano anche qui proteste, con il sindaco europeista Karacsony che ha anticipato che si metterà alla testa degli oppositori.

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