Allarme cinghiali a Pago: gli allevatori corrono ai ripari

PAGO Dopo Cherso (66 chilometri) è l’isola più lunga dell’Adriatico, conosciuta anche all’estero per la qualità dei suoi formaggi e della carne d’agnello. La nordadriatica Pago, con i suoi 60 chilometri di lunghezza, sta facendo i conti negli ultimi tempi con l’invasione di cinghiali. Animali alloctoni che potrebbe mettere a dura prova l’ovinicoltura: una pratica qui presente da secoli, che rischia addirittura di scomparire se in futuro non si porrà un freno alla loro temuta presenza.
I cinghiali, giunti a nuoto dalla terraferma, ovvero dall’area ai piedi della catena del Velebit, come pure dalle vicine isole di Puntadura e Maon, sono destinati a ripetere il copione andato già in scena a Cherso, altra isola rinomata per la qualità della carne d’agnello: attacco ai piccoli ovini, per cibarsi delle loro interiora, e danni ai proprietari delle greggi.
La situazione non è sicuramente tragica come a Cherso e nell’isola dalmata di Pasman, dove i cinghiali hanno ridotto all’osso l’allevamento delle pecore per scopi economici, ma comunque si presenta seria, con segnali che lasciano intendere come non si debba aspettare troppo tempo. Secondo stime attendibili, i cinghiali a Pago sarebbero presenti a decine: hanno già causato incidenti stradali e il quadro potrebbe degenerare nelle prossime settimane, periodo in cui gli agnelli vengono alla luce.
A complicare il tutto è la constatazione che questi animali selvatici non sono tutelati in Croazia da leggi speciali e dunque lo Stato non indennizza gli allevatori per i danni subiti, come avviene invece per le scorribande di lupi e orsi. «Dobbiamo agire in modo preventivo, come già fatto con gli sciacalli, dai quali ci siamo affrancati grazie all’azione dei nostri cacciatori – afferma Damir Pernar della società venatoria locale Pag –. Abbiamo deciso di organizzare battute di caccia a partire dalla settimana prossima, meteo permettendo. Non sarà facile liberare Pago dai cinghiali perchè la sua area venatoria si estende su una superficie di 19 mila ettari, un territorio molto ampio e dove gli animali possono nascondersi con una certa facilità». Stando a Pernar, ci vorrà un’azione massiccia, che coinvolga almeno una cinquantina di doppiette e diversi cani addestrati. Per tale motivo, non disponendo l’isola di cani specializzati nella caccia al cinghiale, si dovrà ricorrere ad animali (e cacciatori) che verranno fatti arrivare dalla terraferma.
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