Abbattuto il bunker italiano di Zara: al suo posto sorgerà un’abitazione

Polemiche sulla demolizione di uno dei simboli del passato della città. Silenzio dalla Soprintendenza
Andrea Marsanich
Ruspe in azione per abbattere l’ex bunker italiano a Zara
Ruspe in azione per abbattere l’ex bunker italiano a Zara

ZARA Ha resistito ai pericoli e ai bombardamenti per circa un secolo, muta testimonianza di una “little Italy” (l’enclave di Zara) che vedeva nel vicino Stato jugoslavo una minaccia, potenziale prima e reale poi. Ma in un paio di ore il bunker italiano costruito nel quartiere di Casali Maggiori (in croato Stanovi), a Zara, è stato abbattuto da un escavatore e trasformato in un cumulo di cemento e ferro arrugginito.

La demolizione di un pezzo di storia della Zara che fu, simbolo dell’amministrazione italiana della città dalmata, è avvenuto senza che le autorità comunali e i conservatori della locale Soprintendenza dei Beni culturali potessero dire qualcosa o impedire lo scempio. I momenti della distruzione sono stati documentati sui social, più precisamente sula pagina Facebook intitolata Trn u oku (Spina nell’occhio). Un lettore ha fotografato le fasi della demolizione commentato con parole critiche la decisione di radere al suolo l’antica struttura militare, al posto della quale sorgerà a breve un’abitazione.

Ma come è stato possibile, si sono chiesti in molti, abbattere un tassello tanto importante della storia della città? La risposta è tanto semplice quanto banale: semplicemente il bunker si trovava in un lotto di proprietà privata e le leggi croate non tutelano questa nicchia del patrimonio storico – architettonico. Dunque, il titolare del terreno ha potuto agire impunito, ben sapendo che nulla e nessuno avrebbe potuto fermarlo.

La sorte capitata al rifugio blindato di Casali Maggiori (rione situato nelle vicinanze della penisola, cioè del nucleo storico) è stata riservata anche ad altri dei 240 bunker italiani censiti nella città del maraschino e immediati dintorni, il che pone Zara al primo posto in questa speciale classifica nel territorio dell’attuale Croazia.

S econdo l’esperto in materia, il ricercatore Jurica Vucetic, l’espansione di Zara, la sua crescita in termini geografici si sta rivelando fatale per gli ex impianti militari. «Lo avevo previsto fin dal 2007, anno in cui decisi di monitorare e mappare la fitta rete di fortini, strutture che purtroppo non rientrano nella categoria dei beni culturali protetti. So che prossimamente saranno distrutte altre due strutture in località Žmirici a causa dell’allargamento della strada locale. Ma ci sono anche notizie positive, come ad esempio quella che riguarda il proprietario della trattoria Berekin, il quale ha deciso che il bunker italiano, dislocato nel suo cortile, resti in piedi così com’è. Anzi, ha voluto anche restaurarne l’ingresso».

Quindi Vucetic ha parlato della valorizzazione di due rifugi posizionati lungo la strada per Bibbigne, sul terreno in cui si trova un distributore di carburante. Aggiungiamo che passi avanti sono stati compiuti anche grazie al progetto REVIVAL, con la partecipazione di Zara, del suo Ateneo e poi di Fiume, Spalato, Forlì, Pesaro, Cesenatico e Campobasso: si tratta del piano di recupero e valorizzazione delle ex strutture militari italiane. Mesi fa il bunker presente nel quartiere zaratino di Due Torrette (Vidikovac) era stato trasformato in ambiente espositivo multifunzionale, per una spesa di 82 mila euro. Purtroppo REVIVAL non riesce ad impedire l’erosione di questa ricchezza storica, abbattimenti registrati ogni anno che passa.

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