Le tre leve per tornare competitivi

Il Nordest sta cambiando e, per restare protagonista in un mondo che accelera deve tornare ad essere attrattivo

Alberto Baban, Giulio Buciuni
La start up padovana GeFarm
La start up padovana GeFarm

Il Nordest sta cambiando e, per restare protagonista in un mondo che accelera deve tornare ad essere attrattivo. È questo il messaggio centrale che guiderà l’azione di Fondazione Nord Est nei prossimi tre anni. Se negli ultimi anni l’attenzione del think tank si è concentrata sull’analisi dell’esodo giovanile, ora la sfida si sposta sulla comprensione delle condizioni necessarie per rendere queste terre nuovamente desiderabili per chi deve costruire il proprio futuro.

I dati restituiscono l’immagine di un territorio che, pur rimanendo solido, ha perso smalto nella competizione europea. Nella classifica delle regioni più innovative del continente, il Nordest si colloca ormai in una posizione mediana, lontano dai territori leader.

Un confronto impietoso emerge dall’analisi della ricchezza prodotta: sebbene il Pil pro capite dell’area dal 2000 al 2023 sia cresciuto dai 26.700 a 44.200 Pps, ovvero standard di potere d’acquisto (un indicatore che permette di confrontare il livello di ricchezza tra Paesi diversi neutralizzando le differenze di costo della vita) altre regioni europee con una simile vocazione manifatturiera hanno corso molto più velocemente. Il Bayern, che a inizio millennio partiva da valori inferiori (circa 20.000 Pps), ha oggi quasi raggiunto i 52.000 Pps. Una dinamica simile si osserva nel Zuid-Nederland, l’area di Eindhoven, un territorio particolarmente interessante per l’innovazione in Europa, passata da 24. 700 a 49. 200 Pps nello stesso arco temporale. Ancora, dal 2011 il Nordest ha registrato un saldo negativo di oltre 67 mila giovani tra i 18 e i 34 anni. È la spia di un malessere sistemico che può essere affrontato costruendo un ecosistema in grado di convincere i talenti a tornare o ad arrivare.

Per invertire la rotta, Fondazione Nord Est ha identificato tre priorità analitiche cruciali: lo studio del posizionamento delle imprese nelle catene globali del valore, l’analisi dell’ecosistema delle startup e il monitoraggio degli investimenti in benessere lavorativo e sostenibilità. Il primo filone di ricerca parte dalla consapevolezza che l’export, da solo, non basta più a definire la competitività. Occorre interrogarsi su quale parte del valore aggiunto rimanga effettivamente sul territorio. Non è un dettaglio tecnico, ma sostanziale: presidiare funzioni della filiera come la ricerca, il design o il controllo degli asset intangibili, rappresenta la via principale per garantire margini più alti. Attraverso un posizionamento di qualità nelle catene globali le imprese potranno sostenere l’aumento delle retribuzioni e degli investimenti, condizioni indispensabili per competere nell’attrarre personale qualificato.

Accanto alla trasformazione della manifattura storica, la seconda direzione di indagine guarda a ciò che sta nascendo. Ogni territorio che ambisce a competere globalmente deve osservare con attenzione il proprio ecosistema di startup. Queste nuove realtà fungono da indicatori anticipatori: ci dicono dove si sta spostando il capitale umano, quali tecnologie si stanno consolidando e quali nuovi modelli di business stanno emergendo. L’obiettivo non è contrapporre le startup alle imprese consolidate, ma capire come la nuova frontiera possa rinnovare il tessuto economico esistente.

Infine, il terzo asse del programma triennale tocca la sfera culturale e organizzativa, concentrandosi sugli investimenti in Esg e wellbeing. La nuova generazione di lavoratori non cerca più soltanto un impiego, ma un progetto in cui riconoscersi e un ambiente che favorisca la crescita personale. Studiare i modelli organizzativi che favoriscono inclusione e benessere non è una scelta “alla moda”, ma una necessità competitiva: le imprese che sapranno interpretare il lavoro come un percorso di senso avranno un vantaggio decisivo nel reclutamento dei migliori talenti, mentre chi trascurerà questi aspetti rischierà di essere penalizzato.

Questo programma di lavoro non vuole essere un semplice esercizio accademico, ma una piattaforma strategica a servizio di imprese e istituzioni. L’ambizione è accompagnare il Nordest verso una nuova fase di sviluppo, che passa necessariamente per un aumento della sua attrattività.

Un obiettivo che richiede di agire contemporaneamente su tre fronti: trovare nuovi posizionamenti nelle filiere globali, accelerare l’innovazione integrando l’energia delle startup e trasformare le aziende in luoghi di benessere e crescita professionale. Solo intrecciando alta competitività, nuova imprenditoria e qualità del lavoro sarà possibile offrire ai giovani (e non solo) motivi concreti per restare o per venire a costruire qui il proprio futuro.

*presidente e coordinatore del comitato scientifico Fondazione Nord Est

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