Età invariata, ma si lavora di più: guida alle nuove finestre per andare in pensione
Dal 2027 scattano gli aumenti “silenziosi”: finestre mobili più lunghe rinviano l’uscita dal lavoro fino a sei mesi, con differenze tra pubblico e privato

Un passo indietro rispetto alla prima versione della legge di bilancio c’è stato. Ma le novità in materia pensionistica presenti nel maxi emendamento varato dal Governo, sul quale l’esecutivo ha posto la fiducia, non riguardano l’età pensionabile. Confermato quindi l’aumento di tre mesi dei requisiti di età e di anzianità per l’accesso alla pensione, spalmato in due annualità, un mese in più dal 1° gennaio 2027, altri due mesi dal 2028.
Ed è confermato anche il progressivo ampliamento della cosiddetta finestra mobile, vale a dire il periodo di rinvio automatico della decorrenza effettiva della pensione anticipata rispetto alla data di raggiungimento dei requisiti di anzianità: se oggi i lavoratori privati devono attendere tre mesi in più, la finestra salirà a quattro mesi dal 2032, cinque dal 2033 e sei mesi dal 2035.
Le finestre
Dal 2028, per maturare il diritto alla pensione anticipata serviranno 42 anni più 1 mese per le donne, 43 e 1 mese per gli uomini, ma per percepire la prima pensione serviranno tre mesi in più. Tra meno di 10 anni, considerando l’allungamento delle finestre, l’anzianità effettiva di uscita dal lavoro sarà di 42 anni e 7 mesi per le donne, 43 e 7 mesi per gli uomini.
Si scrive finestra, si legge allungamento dell’anzianità: l’escamotage, che era stato cancellato dalla Fornero, è stato reintrodotto dal 2019 per adattare i criteri generali di pensionamento anticipato alle esigenze o agli obiettivi di cassa del momento, mentre per la pensione di vecchiaia i tempi di decorrenza della pensione coincidono con quelli di maturazione del diritto: oggi sono fissati a 67 anni, con almeno 20 anni di contributi versati, altrimenti bisogna attendere i 70 anni (e almeno 5 anni di contributi).
Perché questa differenza? Più che altro di tratta di maquillage: un piccolo risparmio per i conti dell’Inps, senza incidere formalmente sui requisiti di anzianità.
Pubblici e privati
Estendere le finestre significa programmare un (lieve) contenimento dei costi pensionistici nel tempo. È ciò che venne fatto dalla Finanziaria del 2023 con le pensioni del pubblico impiego: già oggi, infatti, la finestra mobile per i dipendenti pubblici degli enti locali, della scuola, della sanità e degli uffici giudiziari è di quattro mesi, che saliranno a cinque dal 1° gennaio 2026, a sette dal 2027 e infine a nove dal 2028.
Nel 2028, quindi, un lavoratore del pubblico impiego potrà percepire la sua pensione anticipata con un’anzianità vicina ai 44 anni per gli uomini, 43 per le donne: a un’anzianità richiesta che sarà di 43 anni e 1 mese per i lavoratori e 42 anni e 1 mese per le lavoratrici, tre mesi in più rispetto a oggi, bisognerà sommare nove mesi di finestra mobile.
Anzianità e vecchiaia
Se lo scatto di tre mesi nel biennio 2027-28 varrà per tutte le pensioni, anticipate e di vecchiaia, il sistema delle finestre, come detto, vale solo per le pensioni di anzianità, ed è uno dei motivi che incidono sulla progressiva riduzione delle uscite anticipate. Non a caso a livello nazionale nel 2023 c’è stato il sorpasso e i pensionamenti per vecchiaia hanno superato, per la prima volta, quelli anticipati.
A Nordest non è ancora così, segno che l’età del primo impiego è (o quantomeno era) mediamente più bassa rispetto al resto del Paese: ecco perché la maggioranza delle uscite dal lavoro avviene prima dei 67 anni. Ma non sarà così ancora a lungo, e il progressivo aumento dell’età media al pensionamento lo conferma.
Riproduzione riservata © il Nord Est



