Manovra 2026, penalizzati i lavoratori che hanno riscattato la laurea: ecco cosa cambia

Cambiano le regole per chi ha riscattato gli anni universitari: il riconoscimento dei contributi diminuisce e l’uscita anticipata dal lavoro viene posticipata. Novità anche per i neoassunti e fondi pensione integrativi. Tutto quello che c’è da sapere

Elia Cavarzan
La premier Meloni con il ministro Giorgetti
La premier Meloni con il ministro Giorgetti

La Manovra 2026, approvata con il maxiemendamento annunciato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, introduce una serie di novità che avranno effetti concreti sui lavoratori italiani, in particolare su chi ha scelto di riscattare gli anni universitari per anticipare il pensionamento.

La relazione tecnica allegata al provvedimento prevede coperture per 1,3 miliardi di euro attraverso anticipi di liquidità da parte delle assicurazioni e una rimodulazione del Pnrr, con benefici sul bilancio statale pari a circa 5,7 miliardi nel 2026 e 1,3 miliardi nel 2027.

Tra gli interventi più discussi spicca la cosiddetta “doppia stretta” sulle pensioni anticipate e sul riscatto della laurea.

Il riscatto dimezzato: i calcoli 

Chi ha riscattato la laurea triennale dovrà fare i conti con una riduzione progressiva dell’effetto dei mesi riscattati. Dal 2031 in poi, i tre anni di studio non concorreranno più interamente al calcolo dell’anzianità contributiva: sei mesi in meno nel 2031, dodici nel 2032, diciotto nel 2033, ventiquattro nel 2034 e trenta a partire dal 2035.

A queste penalizzazioni si aggiunge l’allungamento delle cosiddette finestre mobili, il periodo di attesa tra il raggiungimento dei requisiti contributivi e la decorrenza effettiva della pensione. Per i pensionamenti anticipati, oggi fissati a 42 anni e 10 mesi di contributi, la finestra mobile passerà dai tre mesi attuali a quattro mesi nel 2032-2033, cinque mesi nel 2034 e sei mesi dal 2035.

In pratica, chi maturerà i requisiti negli anni a venire potrebbe vedersi posticipare l’uscita dal lavoro anche di due anni e mezzo rispetto alle previsioni odierne, arrivando, secondo le stime della Cgil, a dover raggiungere 46 anni e 3 mesi di contribuzione prima di poter accedere alla pensione anticipata.

Una misura retroattiva, che penalizza chi aveva già riscattato il periodo di studi universitari e riduce i benefici previdenziali di contributi già versati. Secondo la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione, si tratta di un “inasprimento strutturale del sistema” e di una vera e propria “follia” per i lavoratori coinvolti.

Non solo il riscatto della laurea: il nodo Tfr

Le novità non riguardano solo il riscatto della laurea. La Manovra 2026 introduce modifiche importanti anche sul fronte della previdenza complementare e del Tfr. Dal primo luglio prossimo, i lavoratori neoassunti del settore privato saranno automaticamente iscritti alla previdenza complementare, con possibilità di rinuncia entro 60 giorni.

La stima della relazione tecnica prevede circa 100.000 adesioni tacite all’anno, con un incremento progressivo, di cui circa 25.000 riguarderanno aziende che diventano obbligate al versamento contributivo solo dopo aver raggiunto la soglia dei 50 dipendenti.

Questo intervento va di fatto a rendere più strutturale il collegamento tra Tfr e fondo pensione integrativo.

Pensione anticipata un miraggio

Il governo punta a rafforzare i conti pubblici, stimando un risparmio di circa 1,4 miliardi entro il 2035, ma il prezzo lo pagheranno in primo luogo i lavoratori.

Il combinato di penalizzazioni sul riscatto degli studi universitari e di allungamento delle finestre mobili rende più complessa la pianificazione della pensione anticipata, obbligando molti a rivedere i propri piani di vita professionale.

Una scelta che ha già sollevato ampie polemiche tra sindacati ed esperti previdenziali, preoccupati per gli effetti concreti sui lavoratori e sulle famiglie.

Riproduzione riservata © il Nord Est