Lo scivolone di Trump sulla croce

Un messaggio chiaramente blasfemo, che neanche lui può permettersi. Il vestito papale può comprarlo e diventa suo, la tiara per la testa la può ordinare su misura e poi ne fa quel che vuole, ma la croce non è e non sarà mai una sua proprietà

Ferdinando CamonFerdinando Camon
Trump papa: foto pubblicata dai suoi social ufficiali
Trump papa: foto pubblicata dai suoi social ufficiali

Appare di colpo sui giornali di tutto il mondo la foto di Donald Trump vestito da Papa, con la tiara in testa, la veste bianca, la croce sul petto, il dito alzato. È una foto pubblicitaria. Serve a far discutere. Più si discute, meglio è, per Trump. Tutti la guardano. La guardo anch’io. E penso: «Che furbata

Trump usa i simboli del potere, per mostrarsi potente. Tutti i simboli che usa si adattano e stan bene a servizio del potere. Tutti tranne uno: la croce.

La croce pendula sul petto fa di questa foto di Trump un messaggio chiaramente blasfemo. E questo neanche Trump se lo può permettere. Quindi: questa foto pubblicitaria gli nuoce. Il vestito papale può comprarlo e diventa suo, la tiara per la testa la può ordinare su misura e poi ne fa quel che vuole, ma la croce non è e non sarà mai una sua proprietà.

Questa foto di Trump seduto come un re, che ci ammonisce tutti e ci manda all’inferno, è vistosamente sbagliata, se voleva aumentare il suo gradimento presso i credenti ottiene l’effetto contrario: li offende.

E non offende soltanto i credenti, urtando dentro di loro un nervo delicato e sensibile, ma offende anche chi guarda questa immagine con curiosità neutrale e antropologica. Io non sono un missionario, ma ho conosciuto diversi missionari, che sono andati a predicare e fare gli insegnanti e i medici in Paesi lontani e poveri. Sono migliori di me, e migliori di Trump. Io non mi permetto di irriderli. Che Trump se lo permetta, mi offende.

Queste campagne promozionali non nascono dal niente, alle spalle hanno consiglieri di sociologia e di psicologia, che lavorano per potenziare i rapporti del capo con la massa. Ma stavolta quei professionisti dell’immagine hanno sbagliato. Se lo scopo era quello di catturare l’attenzione e i favori dei credenti e stringerli sul capo, non succederà.

Leggo a tutta pagina il commento di un grande giornale italiano che dice: «Offensivo». È la parola giusta. Questo Trump panciutino che sull’ombelico lascia pendere una croce dorata non è orante, non è benedicente, non è un ponte fra Terra e Cielo, tale da meritarsi il nome di Pontefice, è un mestierante dall’aria truffaldina e furbetta, che gode se ci frega.

Non vorrei essere frainteso: non sto dicendo che non si può fare politica usando icone e simboli e dichiarazioni prese dal mondo della Chiesa, no, sto invece dicendo che questa non è la Chiesa ma una sua parodia, e che anche i più ingenui dei lettori se ne accorgono.

Quelli che han creato questa immagine (molto pretenziosa) hanno esagerato, caricando Trump di troppi simboli. Qualcuno dovevano evitarlo. Primo fra tutti, la croce. Non dovevano metterla. Non si fa una predica bestemmiando.

Riproduzione riservata © il Nord Est