Strage di carabinieri, le parole di Salis e la retorica radicale

La dichiarazione dell’eurodeputata di Avs è irricevibile: nel dramma di Castel d’Azzano non c’entrano né il capitalismo, né il diritto alla casa e neppure la politica. L’eccesso di radicalismo e una retorica senza fondamenti producono una scissione dalla realtà

Massimiliano PanarariMassimiliano Panarari
L'eurodeputata di Avs Ilaria Salis
L'eurodeputata di Avs Ilaria Salis

La complessità andrebbe praticata, oltre che enunciata. A partire dalle proprie dichiarazioni, come quelle pronunciate dall’eurodeputata di Avs Ilaria Salis: «Alla radice di quei gesti disperati, c’è una questione sistemica: la negazione di un diritto fondamentale. E se la politica continuerà a non affrontare le cause profonde di questa crisi, dovrà considerarsi corresponsabile — insieme a quel capitalismo che ha trasformato la casa da bene essenziale a bene speculativo — di ciò che di orribile accade».

Le cose sono più complesse della contrapposizione manichea fra bianco (o rosso, nella fattispecie) e nero, un nodo che – peraltro – le dovrebbe essere ben presente perché tutta la sua vicenda personale ne è in qualche modo un emblema.

E, invece, quanto ha detto sulla tragedia di Castel d’Azzano, al di là di qualche strumentalizzazione proveniente da destra, risulta semplicemente irricevibile. Ed è proprio la chiave di lettura della complessità che avrebbe dovuto consigliarle di pronunciarsi in tutt’altro modo a proposito dei carabinieri deceduti, al cui riguardo ha provato a “correggere il tiro” postando sui social la frase scontata per cui «la morte di tre persone mi addolora».

Strage di Castel d’Azzano, le parole di Salis che hanno scatenato la polemica
La redazione
Il commento di Ilaria Salis sulla strage di Castel d'Azzano ha scatenato diverse polemiche

È la complessità ad avere reso giusta e doverosa la difesa di Salis di fronte all’orbanismo al pari della sua critica dopo le sue assurde affermazioni su quanto avvenuto nel Veronese.

La pretesa del governo ungherese – dopo il trattamento indegno che le aveva riservato – di riportarla in carcere è stata correttamente rigettata dal voto dell’Eurocamera.

Salis sarebbe stata, di fatto, la prigioniera politica di un Paese dove lo Stato di diritto, pilastro della concezione europeista, risulta ridotto ai minimi termini, se non direttamente soppresso. Perciò è stato opportuno stoppare la revoca dell’immunità parlamentare invocata a gran voce dalle destre amiche dell’autocrate magiaro che, se fosse coerente, dovrebbe fare le valigie e andarsene dell’Unione europea, i cui fondi e finanziamenti, però, continuano a piacergli molto.

Per contro, e in maniera analoga, va rigettata la totale incomprensione da parte di Salis del dramma di Castel d’Azzano, al cui proposito non c’entrano né il capitalismo, né il diritto alla casa e neppure la politica, dal momento che i tre fratelli avevano deliberatamente scelto di vivere in quella condizione antisociale (e medievale), così come avevano premeditato la realizzazione della strage; e l’abitazione era stata pignorata a causa dell’omicidio di un camionista mentre i Ramponi guidavano un trattore a fari spenti, con la precedente serie di menzogne su ipotetiche firme estorte per un prestito.

Il punto è che l’eccesso di radicalismo e una retorica senza fondamenti producono una scissione dalla realtà (la falsa coscienza dell’ideologia, come avrebbe detto lo stesso Marx).

E tutto questo espone per giunta la sinistra agli attacchi, presentandola come portatrice di una doppia morale. Basti guardare, a riprova, all’ultima presa di posizione di Laura Boldrini, lei che pure è stata oggetto di tante squallide provocazioni, e si trova ora a giustificare lo scivolone di Landini su Meloni “cortigiana”.

In tempi di giustissima attenzione verso il sessismo le parole vanno misurate, e vale anche per il segretario della Cgil, che verosimilmente non aveva doppi fini, ma dovrebbe comunque scusarsi. Altrimenti sembra, appunto, doppiopesismo (e strabismo): un film già visto e che, in abbinata con la propria versione di populismo verbale, non riporterà di certo la sinistra al governo. —

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