Il test politico delle Marche, tra Gaza e Trump: tutto si tiene

A tre giorni da un voto decisivo per il governo, è utile domandarsi a chi possano giovare elettoralmente le astuzie governative sul dramma di Gaza e gli ultimi attacchi subiti dalla Flotilla

Carlo BertiniCarlo Bertini
Matteo Ricci candidato alla Presidenza della Regione Marche per il centrosinistra
Matteo Ricci candidato alla Presidenza della Regione Marche per il centrosinistra

A tre giorni da un voto decisivo per il governo, quello delle Marche, che determinerà i vincitori e i vinti di queste regionali di mid term, è utile domandarsi a chi possano giovare elettoralmente le astuzie governative sul dramma di Gaza e gli ultimi attacchi subiti dalla Flotilla che porta aiuti contro il volere di Israele. A occhio e croce, anche grazie all’estremismo di piazza che si sta impossessando della causa pro-Pal, grazie ai presidi permanenti invasi dai neo black blok ansiosi di fare danni, dovrebbe essere il blocco governativo a trarre giovamento da fatti che evocano un bisogno di stabilità: chiavi che i partiti di un esecutivo tutto ordine e sicurezza sono in grado di fornire all’immaginario collettivo più degli scapigliati partiti di opposizione. Ma ci sono variabili da considerare in base agli ultimi sviluppi.

L’escalation di Gaza

Chi infatti tra i due schieramenti potrà avvantaggiarsi dall'escalation a Gaza, foriera di grave imbarazzo per la destra europea? Chi tra Schlein e Meloni potrà beneficiare della scossa emotiva generata dalla marea di cittadini usciti in strada lunedì scorso per manifestare il loro sdegno per la mattanza israeliana? Di sicuro gli incidenti che hanno macchiato la grande partecipazione popolare non aiutano la causa dei partiti che hanno cavalcato quella protesta. Ma nessuno sa dove possa dirigersi la corrente empatica che segue la navigazione delle barche disarmate della Flotilla: specie dopo le bombe sonore e le incursioni di droni che hanno sconvolto giovani e volontari di tanti paesi Ue, consci di correre un rischio, ma determinati a raggiungere quel popolo martoriato.

Meloni e l’isolamento italiano

Di sicuro, questo ultimo fronte occluso rende la navigazione più perigliosa per il governo Meloni, tanto che il ministro della Difesa oggi è costretto a rispondere in aula sugli attacchi ad una barca italiana. E questo, dopo che il riconoscimento da parte di decine di paesi dello stato della Palestina (simbolicamente utile a mettere in mora Netanyahu), ha innescato il giustificato timore di totale isolamento dell’Italia: tanto che la premier, di fronte al bivio se restare incollata a Donald Trump (che a Netanyahu addirittura darebbe il Nobel della pace), o se attaccarsi alla giacca di Ursula Von Der Leyen, a garanzia di un ruolo in Europa, ha dovuto sfornare una ricetta inedita per uscire dall’angolo.

Trump all’Onu

Trump che ha fatto strame di ogni galateo istituzionale verso l’Europa, l’Onu e la ragion di Stato di un'America regolatrice degli assetti internazionali, ha di fatto costretto Meloni a distinguersi: il diversivo di accettare il riconoscimento della Palestina con due condizioni, quali il rilascio preliminare degli ostaggi e la scomparsa di Hamas dalla faccia della terra degli eletti, è una mossa astuta ma di breve respiro. Come giudichino gli italiani questa condotta, se basti a placare le coscienze turbate dalle immagini di un popolo in rotta verso l’ignoto, lo si vedrà nel primo sondaggio reale, il voto di domenica e lunedì nelle Marche: malgrado il voto amministrativo segua prevalentemente logiche più locali, questo sarà inevitabilmente anche un test di gradimento per le mosse del governo. Con buona pace di chi si ostina a ripetere che i turni delle amministrative non abbiano per forza ricadute politiche.

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