Il derby nervoso tra Roma e i territori
Dalle crisi internazionali alle sfide elettorali, la politica italiana non conosce pause. L’estate diventa terreno di confronto per governo e opposizioni in vista dell’autunno


Un’altra estate da bandiera rossa. No, il riferimento non è alle vecchie ideologie e ai loro inni (Avanti popolo...), bensì alle acque agitate della politica italiana, che anche stavolta non consentono ai suoi protagonisti di prendersi troppe vacanze.
Certo, la presidente del Consiglio si è trasferita per qualche giorno dai palazzi romani ai trulli pugliesi. Ma il lavoro insegue i capi-partito fin nelle località di villeggiatura. E non potrebbe essere altrimenti, visto l’intasamento del calendario politico.
A dominare l’agenda sono ancora le turbolenze internazionali. Le guerre purtroppo non conoscono soste, e svelano come la politica estera conservi le proprie regole e i propri tempi, che contraddicono persino i dettami della turbo-politica trumpiana.
Mentre in Italia riaffiorano le scorie di un altro conflitto: quello pandemico, le cui fratture attraversano la società e lo stesso governo, con polemiche sull’azzeramento dell’appena nominata commissione vaccini da parte del ministro Schillaci – non quello delle notti magiche e di altre estati.
Nell’estate ’25, a tormentare le notti dei leader è anzitutto la politica domestica, con elezioni locali, a evidente valenza nazionale, ormai alle porte. Dopo le Politiche ’22 e l’inedito voto di settembre, torna la formula della campagna balneare.
Marcello Sorgi spiega l’apparente distrazione dei partiti sulle regionali con l’aspettativa di risultati scontati in diversi contesti. Ma in alcuni di essi l’esito appare molto più incerto.
È il caso delle Marche, che si carica di diversi significati. Per le complicazioni giudiziarie che hanno caratterizzato la corsa di Matteo Ricci, candidato del campo largo. Ancor prima, per l’importanza di confermarsi ad Ancona, strappata cinque anni fa agli avversari, per un centrodestra chiaramente targato Meloni.
Ecco allora i due candidati spuntare ovunque tra ombrelloni, palii, sagre delle cozze o dei maccheroncini. Ecco l’attenzione “particolare” dedicata dal governo alla regione, con l’annunciata inclusione di Marche e Umbria nella Zona economica speciale che prevede agevolazioni economiche e amministrative.
Insomma, altro che disattenzione. Semmai, i ritardi nella definizione del calendario elettorale e nella scelta dei candidati si spiegano con il nervosismo che agita il quadro politico. Le fibrillazioni all’interno di maggioranza e opposizioni.
Forse ancor prima, le tensioni tra i partiti di Roma e le loro estensioni sul territorio, dove i brand nazionali, affidati in franchising a leader locali sempre più forti, si traducono in micro-partiti personali dotati di autonomia e potere di ricatto – lo ha bene illustrato Alessandro Campi sul Messaggero. Pensate a quanto nervosismo continuano a generare il caso Zaia in Veneto, o il caso De Luca in Campania.
Sarà una campagna lunga. Dall’estate si protrarrà fino all’autunno inoltrato, in uno spezzatino elettorale che potrebbe (ulteriormente) sfavorire la partecipazione. Resta da sperare che il nervosismo della politica non solleciti ulteriormente il nervosismo dei cittadini. E non siano questi ultimi, mentre il palazzo della politica continua a esporre bandiera rossa, ad alzare bandiera bianca.
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