Adesso Generali si trova nel mirino
È un dato acclarato che Caltagirone e Delfin puntino a comandare a Trieste

La sconfitta subita in assemblea dal management di Mediobanca apre una nuova fase delle manovre tese a rivoltare gli assetti di potere della finanza italiana, nella quale sono ora le Assicurazioni Generali di Trieste - con il loro patrimonio di 854 miliardi di investimenti in gestione - a ritrovarsi nel mirino.
Anche se la parola fine per l’indipendenza di Mediobanca non è ancora scritta, è infatti chiaro che l’esito dell’assemblea di ieri apre la strada all’Ops lanciata dal Monte Paschi di Siena, che si concluderà l’8 settembre e che appare destinata a superare la soglia minima del 35% fissata dalla banca toscana. Mediobanca si ritroverà dunque con un nuovo azionista di maggioranza e, così, nei giorni scorsi sono iniziate a circolare speculazioni su che cosa accadrà sulla più preziosa delle sue partecipazioni, il 13,1% delle Generali, delle quali la banca milanese rappresenta il socio principale.
Che gli artefici di tutta questa operazione, il costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone e la holding Delfin della famiglia Del Vecchio, mirino da sempre a comandare sul Leone triestino è un dato acclarato. Dopo aver accumulato quote delle Generali e di Mediobanca, aver attaccato i rispettivi management e tentato di prendere il controllo del cda del Leone – sconfitti ogni volta grazie al voto degli altri azionisti – hanno deciso di entrare a fianco del Ministero dell’Economia nell’azionariato di Mps che, a stretto giro di ruota, ha lanciato un’Ops sull’istituto guidato da Alberto Nagel.
Adesso che questa operazione può andare a dama, stando agli scenari fatti circolare negli ultimi giorni anche il cda delle Generali dovrebbe prepararsi al ribaltone: l’ad Philippe Donnet dovrebbe limitarsi a «gestire la transizione» prima dell’arrivo a Trieste dei nuovi padroni, è una delle interpretazioni che sono state diffuse.
In realtà, e per fortuna, per gli aspiranti conquistatori del Leone la situazione potrebbe essere più complicata di così. Un punto che andrà chiarito, ad esempio, è il raggio d’azione della Delfin: a suo tempo la holding dei Del Vecchio aveva ricevuto l’autorizzazione a salire dal 10 al 20% di Mediobanca soltanto impegnandosi con la Bce a non esercitare il controllo dell’istituto «neppure in concorso».
Ora, stando alle indiscrezioni, Delfin ha avuto dalla Bce il via libera a salire fino al 20% anche dell’istituto toscano, visto che concambierà le sue azioni di Mediobanca con quelle del Monte: ma se l’esclusione dalla governance doveva valere nel primo caso, è lecito attendersi che la situazione non cambi neppure adesso. La quasi totalità dei clienti del Monte, fra l’altro, è costituita da piccoli depositanti i quali, come insegnano i dissesti bancari degli anni passati, necessitano di una particolare tutela da parte delle autorità di vigilanza.
Anche il Monte, da parte sua, per poter procedere nella sua scalata su Mediobanca si è impegnato, una volta ottenuto il controllo, a fornire indicazioni alla vigilanza su come verrà strutturata la governance. L’ad di Mps, Luigi Lovaglio, ha già detto che quando avrà in mano la banca d’affari procederà alla sostituzione di Nagel. Il punto cruciale, però, è come verrà scelto il sostituto e quale sarà il suo mandato.
Sarà suggerito da Caltagirone e Delfin? E avrà l’incarico di far fuori a cascata anche Donnet e l’intero cda delle Generali, che si sono dimostrati capaci di superare sempre i risultati fissati e di moltiplicare il valore della compagnia, per portare a compimento i desiderata di due degli azionisti del Monte? Uno scenario davvero difficile da immaginare.
Se così fosse, vorrebbe dire che non è formalmente cambiato solo il controllo di Mediobanca, ma anche quello delle Generali stesse. E che nei fatti c’è, in barba alla Bce, un nuovo accordo fra soci, Mps-Mediobanca, Delfin e Caltagirone. Tutti insieme i tre deterrebbero il 30 per cento delle Generali, superando abbondantemente la soglia del 25% oltre la quale dovrebbero lanciare un’Opa su tutto il capitale.
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