Il senso della campagna di Elly Schlein sulla sanità
E’ stata presenta in Parlamento una proposta di legge che porta il nome della segretaria Pd. Prevede di portare, gradualmente, la spesa sanitaria al 7.5% sul Pil: può diventare uno dei punti attorno al quale costruire la prossima campagna del Pd. È quello che la leader pare intenzionata a fare

Ha ben chiara la centralità della questione, Elly Schlein. E ben presenti i sondaggi sul tema, visto che ha deciso di puntare molto sulla Sanità. Non è una novità di questi giorni. Anche se la durezza con cui, in settimana, si è confrontata con Giorgia Meloni in Parlamento lascia intravedere una strategia ben precisa.
È stato più volte sottolineato, del resto, come la ricerca di una identità, per la frammentata minoranza, passi anche attraverso l’individuazione di battaglie caratterizzanti. Vale, certo, per l’opposizione nel suo insieme. Ma vale, ancor prima, per i suoi partiti. A maggior ragione, per il più grande fra questi, il Partito democratico.
Dall’altra parte – a destra, intendo – si scorge infatti un nucleo progettuale che s’avvicina a quel che potremmo chiamare una cultura politica: alcuni principi di riferimento (la patria, la nazione, la protezione dei “nativi”) e provvedimenti bandiera (come quelli su respingimenti e rimpatri). Si fa fatica a scorgere qualcosa di analogo nel mai nato campo largo.
I temi non mancano, certo. I diritti, il lavoro: i prossimi referendum di inizio giugno ne offrono un compendio. Sul fronte del salario minimo si registra forse la più forte convergenza tra Pd e M5s. Che però è anche sinonimo di competizione. Ma i dem, e forse ancor prima la loro leader, hanno bisogno di trovare il “proprio” tema.
Schlein sembra averlo individuato nella Sanità. E si capisce il perché, considerato che gli italiani si dicono in larga misura insoddisfatti del funzionamento dei servizi pubblici offerti in questo ambito: si vedano i dati dell’ultimo rapporto su Gli italiani e lo Stato (LaPolis-Avviso pubblico-Demos). E mettono proprio _quel_ tema in cima alla lista delle priorità delle quali il governo dovrebbe farsi carico. Ancor prima dell’economia. Molto prima dei flussi migratori.
Denunciare allora la mancanza di medici e infermieri, le lunghe liste di attesa, i mancati investimenti nella Sanità è, probabilmente, una strategia che può rivelarsi efficace. Perché i problemi con la salute toccano, in profondità, molte famiglie.
Altra cosa è riuscire ad acquisire, dal punto di vista comunicativo e strategico, la “proprietà” di un tema. Essere percepiti, dai cittadini-elettori, come il soggetto politico capace davvero di controllare un problema di pubblico interesse e di offrire delle soluzioni. Serve, poi, un progetto da associare al proprio brand, un po’ come fu per l’Obamacare negli Usa.
A questo proposito, è già stata presenta in Parlamento una proposta di legge che porta il nome della segretaria Pd. Prevede di portare, gradualmente, la spesa sanitaria al 7.5% sul PIL. È evidente che la legislatura in corso non può veder nascere una legge con quella “firma”.
Ma la Legge Schlein può diventare uno dei punti attorno al quale costruire la prossima campagna del Pd. È quello che la leader pare intenzionata a fare.
Quando si parla di servizi, il rischio di passare per la “solita” sinistra tassa-e-spendi è sempre dietro l’angolo. Ma quello della Sanità è un tema sul quale gli italiani potrebbero essere pronti a investire. Serve spiegar bene loro come.
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