La Bce sceglie la linea dell’indipendenza: tassi fermi nonostante i dazi in arrivo

Il Consiglio ha scartato l’ipotesi di un allentamento monetario, che avrebbe potuto contrastare le strategie di Trump

Marco ZatterinMarco Zatterin
La presidente Bce Christine Lagarde a Francoforte alla conferenza stampa dopo il Consiglio direttivo
La presidente Bce Christine Lagarde a Francoforte alla conferenza stampa dopo il Consiglio direttivo

Se la Banca centrale europea (Bce) fosse un organismo politico, avrebbe ridotto i tassi di interesse. Si sarebbe appigliata al rafforzamento dell’euro che, guadagnato il 15 per cento sul dollaro dall’inizio dell’anno, rincara l’export e costituisce una potenziale minaccia per l’inflazione europea. Allo stesso tempo, un taglio del costo del denaro avrebbe avuto l’effetto di disturbare la strategia di Trump e l’illogica guerra commerciale con cui The Donald – sordo ai pareri negativi della maggior parte degli economisti – sogna di ribilanciare a suo vantaggio la congiuntura globale. La debolezza del biglietto verde, e la parallela relativa fiacchezza della valuta comunitaria, giocano a suo favore; una situazione contraria intralcerebbe i piani della Casa Bianca.

Per questo, Francoforte avrebbe potuto agire. Invece no. La banca centrale non fa politica, «non ha una strategia negoziale», chiosa la presidente Christine Lagarde. Così non si è mossa, convinta che la sua credibilità sia funzione della fedeltà al ruolo di garante della stabilità monetaria, assicuri cioè che i prezzi procedano ad una velocità uguale o inferiore al due per cento.

Il risultato è che il Consiglio direttivo della banca centrale ha deciso – «all’unanimità» - di mantenere invariati i tre tassi di riferimento della Bce: i livelli di remunerazione dei saggi sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale sono stabili al 2,00, al 2,15 e al 2,40 per cento. «Ci troviamo nel posto giusto», ha precisato Lagarde, sottolineando che «l’inflazione è pari al nostro obiettivo del 2% a medio termine».

Il vero interrogativo è l’incertezza di scenario che non consente sonni tranquilli, pesano i rischi di revisione della qualità dell’economia «tutti orientati al ribasso». L’insicurezza è fomentata dalle questioni geopolitiche, come «l’ingiustificata guerra in Ucraina» e «il tragico conflitto in Medio Oriente». La disputa su dazi peggiora gravemente il quadro e lo rende «meno leggibile del solito».

«Siamo in attesa», ammette la numero uno della Bce. Le mosse future saranno valutate sulla base dei dati disponibili e delle evoluzioni della storia. A Francoforte non lo dice nessuno, tuttavia una sforbiciata ai tassi potrebbe arrivare in settembre, sempre che la guerra dei dazi si concluda senza provocare sconquassi per l’economia europea che, nota Lagarde, «mostra buona capacità di tenuta in un difficile contesto mondiale». Perché «le pressioni interne sui prezzi hanno continuato ad attenuarsi, a fronte di un rallentamento dei salari».

La banca centrale chiede agli stati membri di avanzare nel processo di riforme a sostegno degli investimenti e dei consumi privati, accelerando anche l’introduzione della moneta digitale comune: gli effetti della deregulation delle criptovalute, in particolare le “stablecoin” ancorate al dollaro o ai Treasury a seguito al Genius Act di Trump passato al Congresso il 17 luglio, sono una nuova ragione di trepidazione per il consiglio della Banca. Lagarde promette di essere «pronta ad adeguare tutti gli strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi e per preservare l’ordinato funzionamento della politica monetaria». Per ciò che le compete, non abbasserà la guardia: quello dell’euro è un club in cui tutti devono fare il proprio mestiere.

Trump vorrebbe che la “sua” Fed gli obbedisse e comprimesse i tassi, pertanto scalpita per cacciare il presidente Jerome Powell che rifiuta di rinunciare all’indipendenza su cui fonda l’autorità dell’istituzione federale. La Bce deve comportarsi in modo analogo. Non può vivere se non attuando rispettando i Trattati voluti dagli Stati europei. In questa complessa cornice, non aveva scelta coerente se non restare immobile e attendere gli eventi. Alla lunga, come ha scritto William Shakespeare, se si è fedeli a sé stessi, non si è sleali con nessuno. E tutto quello che può venire di buono, seguirà di conseguenza, presto o tardi. 

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