Zanussi, l'artigiano di Pordenone che creò l’humus imprenditoriale della città

La Zanussi creò l’humus imprenditoriale, tecnologico, culturale della città. La storia della famiglia di industriali ebbe inizio nel 1916, quando Antonio si trasferí a Pordenone, da Brugnera, per aprire una piccola fumisteria per la riparazione di cucine a legna, in corso Garibaldi.
Riuscí a salire quasi subito agli onori della cronaca per aver aiutato gli amministratori del Monte di Pietà a recuperare gli oggetti preziosi in deposito. In città stavano arrivando le truppe austriache, quindi c’era il pericolo che portassero via l’oro dei pordenonesi.
Si trattava di mettere quel patrimonio in sicurezza, ma colui che aveva le chiavi delle casseforti era irreperibile. Serviva un fabbro esperto. Si presentò Antonio Zanussi, che portò a termine l’operazione in tempi fulminei. Il lavoro fu pagato con una pacca sulla spalla e un po’ di notorietà.
Diventò l’artigiano piú famoso di Pordenone. Nella piccola officina fecero gavetta anche i figli: Lino, il piú intraprendente, e Guido. Studiavano e lavoravano come semplici garzoni.
L’azienda bruciò le tappe della crescita e spiccò il volo, passando da semplice laboratorio di riparazione a struttura di produzione di stufe, prima a legna, poi a gas. La sede si trasferí in via Montereale, dove Antonio Zanussi aveva a disposizione i terreni dei suoceri utilizzati per costruirvi un moderno stabilimento. Non poté però vivere a pieno la sua nuova avventura di imprenditore, perché morí subito dopo l’avvio delle attività.
Nell’immediato dopoguerra, l’azienda passò ai figli ancora giovani: Lino prese in mano le redini della fabbrica, coadiuvato dal fratello Guido, mentre Antonino, nato in seconde nozze, dopo la morte della prima moglie, rimase sempre ai margini. In pratica, fu Lino a imprimere la svolta applicando al lavoro tutta la sua passione, la creatività e l’inventiva.
Sperimentava continuamente tecnologie nuove e processi produttivi moderni. «Aveva letto da qualche parte - scrisse Roberto Diemoz nel suo libro sul decollo dell’azienda pordenonese - una sommaria descrizione dell’organizzazione del lavoro esistente negli Stati Uniti.
Fu allora che alcuni operai lo sentirono per la prima volta parlare di linea, di apparecchiature che si spostano per venire all’operaio e non viceversa. Fu avviata cosí la fase della catena di montaggio».
Teorie come quelle del taylorismo e del fordismo diventarono sistemi concreti di organizzazione del lavoro, che scardinarono schemi ormai superati dai tempi. Non solo. Zanussi aggiunse anche un design accattivante e originale ai prodotti.
La fabbrica di via Montereale non bastava piú a far fronte alle richieste dei mercati. Cosí si estese a Porcia, tra le campagne, un immenso stabilimento, motore dell’impero degli elettrodomestici. Lino Zanussi era imprenditore di carattere, ma non uomo solo al comando.
Seppe infatti circondarsi di collaboratori di alto profilo professionale. Per lui la forma era sostanza. E un segno di rispetto verso chi lo circondava era anche quello di stare in giacca e cravatta con una temperatura a piú di 40 gradi.
Non amava invece i politici: in molti di loro percepiva la fragilità di pensiero e la debolezza di azione. Non che non ci fosse il suo interessamento per fatti e vicende rilevanti. Riteneva soltanto che ognuno dovesse fare il proprio mestiere, senza invasioni fastidiose di ruoli.
Delegava semmai Luciano Savio, suo vero amico, a intrattenere ogni tipo di rapporto. Mantenne un certo distacco, probabilmente dettato da diffidenza, anche nei confronti dei salotti piú influenti dell’industria e della finanza.
Per questo motivo, fu sempre considerato un imprenditore periferico. Ma Zanussi non si curò mai di questo tipo di stroncature. Utilizzò invece abilmente la sua carica carismatica per far sentire le maestranze dentro un grande progetto: tutti assieme avrebbero potuto toccare il cielo con un dito. Il suo disegno era affascinante.
Ovviamente, ogni obiettivo era a portata di mano, ma poteva essere raggiunto soltanto attraverso il lavoro, in una dimensione etica, che nel suo modo di pensare rientrava in una sfera descritta «fra il totalizzante e il calvinista».
Le testimonianze raccolte convergono nel far risaltare il senso pratico di un temperamento semplice, ma determinato, sensibilmente aperto a curiosità, emozioni e sentimenti.
«Amava sognare e valutare con grande visione le attività che intraprendeva - ricorda don Padovese lasciandosi andare a una vena di nostalgia per l’industriale che i piú chiamavano il grande Lino - con una preveggenza per un futuro che andava globalizzandosi.
Talvolta si soffermava a guardare le stelle con stupore, mentre parlava di progetti bellissimi. Si coglieva nel suo comportamento l’intreccio di conoscenze e di umanità, di esperienze concrete e di visione poetica del mondo». In pratica, era l’imprenditore che piú di altri seppe dare concretezza all’epoca delle utopie e delle grandi passioni espresse negli anni Sessanta.
Si lasciava trascinare dall’entusiasmo, però senza mai uscire dalla traiettoria molto pragmatica dell’organizzazione e della vita in fabbrica.
I sogni e i progetti si infransero contro una piccola montagna spagnola, nei pressi di San Sebastian, dove precipitò il suo aereo, il 18 giugno 1968, in una serata di tempesta. Lí finiva tragicamente la Grande Cavalcata dell’industriale pordenonese.
«Tento di eseguire un’altra manovra di avvicinamento», urlò il pilota agli addetti della torre di controllo. Poi piú nulla. Il silenzio. La morte. Lino Zanussi aveva soltanto 48 anni. Tante idee non furono mai piú realizzate.
Sarà presentato sabato 21 novembre, al centro culturale Casa Zanussi di Pordenone, il volume “Storia di persone e storia di idee. 50 anni di Casa Zanussi a Pordenone” in uscita per le Edizioni Concordia 7, firmato a quattro mani da Luciano Padovese e Giuseppe Ragogna, con contributi di Gianfranco Favaro, Lionello D’Agostini, Maria Francesca Vassallo, Laura Zuzzi, Giancarlo Pauletto e Carlo Sartor.
Interverranno con gli autori il sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti, il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello, il vescovo di Concordia-Pordenone monsignor Giuseppe Pellegrini, il presidente di Casa Zanussi Gianfranco Favaro e il presidente della Fondazione Crup Lionello D’Agostini. Anticipiamo parte del capitolo “Lino Zanussi, un profeta solitario”.
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