Veneto Banca: tredici "colpevoli" dei 2,3 miliardi di danni

I legali nell'atto di accusa che ha portato all'azione di responsabilità: "Incombe la prescrizione, solo con il penale tempi più lunghi". Accuse a consiglie e sindaci fino al 2014: "Coinvolgimento diretto di Consoli"

PADOVA. Si è partiti dall'esame dettagliata di 40 posizioni per 402 milioni di esposizione e 198 milioni di perdite e si è arrivati a 2,3 miliardi di danni. Non escludendo, anzi «valutando conveniente» una «forma di coordinamento con il processo penale» che, con la trasformazione degli atti illeciti in reati, potrebbe allungare i termini della prescrizione quantificata oggi dai legali in cinque anni. Alcuni già scaduti, avendo deciso l'assemblea di far partire l'indagine dal 2006. All'indomani della comunicazione del cda di Veneto Banca della notifica dell'azione di responsabilità, il nostro giornale è riuscito a visionare l'intero parere giuridico che costituisce il corpo fondante della richiesta di danno. In realtà, l'atto è ancora in «corso di notifica» giacché, essendo l'ufficio del Tribunale di Venezia chiuso per un'invasione di topi, le missive stanno arrivando ai diretti interessati via posta ordinaria.

Veneto Banca chiede 2,3 miliardi di danni agli ex amministratori e sindaci
La redazione

lL perimetro. L'analisi documentale parte, in realtà dal 2010 ma per la quantificazione degli illeciti il cuore resta l'ispezione Bankitalia del 2013 (quella la cui relazione finale, comminando 2,7 milioni di sanzioni, chiese le dimissioni del cda di Flavio Trinca in caso di mancata aggregazione con «altro intermediario di adeguato standing») a cui si sommano i rilievi Consob e Bce, la relazione dell'audit interno e la "perizia" affidata a E&Y. I profili di danno.

L'azione di responsabilità è diretta verso condotte «attinenti o collegate all'irregolare gestione degli ordini di compravendita», l'«assunzione di specifiche obbligazioni negoziali a favore di determinati clienti azionisti per favorire l'accrescimento della partecipazione azionaria nella banca», «con aggiunta dell'area di illecito (con danno risarcibile) per i pregiudizi sofferti dalla banca (perdite sui crediti, scomputo del patrimonio) per criticità e anomalie (valutazione del merito, delibera di concessione, gestione del rating)». Figurano i 297 milioni di scomputo del patrimonio di vigilanza, 1,5 milioni di storni e interessi, 156,4 milioni «di massimo rischio potenziale» per Mifid non corrette e 80 milioni per carenze compliance. Per parlare in "legalese", ci sono: la «violazione del dovere di gestire con diligenza la carica e dei principi della corretta gestione societaria», il «mancato rispetto dei protocolli informativi», «la mancata adozione di assetti organizzativi e amministrativi adeguati». I profili di «inadempimento», si legge, appaiono anzitutto e con certezza riferibili all'ex ad Vincenzo Consoli, in ragione del coinvolgimento diretto nella conduzione delle operazioni». Per quanto riguarda il cda e poi il collegio nonostante le «lacunose, tardive informazioni, probabilmente non idonee a consentire un adeguato processo valutativo e decisionale» rispondono per «carenze strutturali» e «mancata vigilanza».

Chi riguarda. Gli ex amministratori e sindaci in carica dal 2006 al 2014. Nel documento giudiziario validato dallo Studio Tombari si fanno tredici nomi, relativi alla prescrizione, di: Vincenzo Consoli, Francesco Biasia, Attilio Carlesso, Vincenzo Chirò, Ambrogio dalla Rovere, Alessandro Gallina, Domenico Giraldi, Leone Munari, Gian Quinto Perissinotto, Paolo Rossi Chauvenet, Gianfranco Zoppas. Tutti in prescrizione dal 2019, tranne Fabio Cerchiai e Luigi Terzoli (nel 2017). Nell'elenco, forse non definitivo, non figura l'ex presidente Flavio Trinca. A questi vanno aggiunti i componenti del collegio sindacale. Secondo il parere dei legali, «l'azione in questione si prescrive in cinque anni dalla cessazione della carica di amministratore». «Laddove il danno si sia verificato dopo che siano decorsi i cinque anni - si aggiunge - la prescrizione decorre dal successivo momento in cui il danno si è prodotto ed esteriorizzato». Salvo che il danno diventi reato. A questo punto per l'illecito sarà stabilita una prescrizione più lunga che «si applicherà all'azione civile».

Tre casi clou. Da soli sommano 50 milioni. Sono il caso famiglia Scanferlin, ex soci Cofito, holding di controllo di Bim quando fu comprata da Veneto banca nel 2010: 30 milioni di danni perché la banca non procedette a tempestiva vendita delle azioni rendendosi inadempiente al contratto. Il caso Castagner: 320 mila euro (versati per compensare la riduzione del valore delle azioni) e fino a 7,7 milioni per non averle vendute nonostante la richiesta di cessione. Infine il caso Hdi, società di assicurazioni con cui Consoli strinse un accordo commerciale che prevedeva anche 20 milioni di azioni Veneto Banca e 21 milioni di obbligazioni. La scrittura privata che prevedeva alcuni obblighi violati dalla banca (come un accordo di vendita di azioni sopra un limite prefissato) ha lasciato danni per 16,3 milioni più interessi legali.

@eleonoravallin

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