Veneto Banca, lo statuto blocca la seconda lista

Il passaporto veneto non serve più: siamo nell'era delle regole Bce e bisogna competere in Europa. Poco cale dove si è nati: la sfida è il rilancio della ex Popolare di Montebelluna, la stessa che ha subito la distorsione della governance del territorio. Che ora non ha peso nè può presentare una sua lista.
Porte dunque spalancate al Cda “straniero” di Atlante, dove l’unica conferma «di continuità» resta Cristiano Carrus tornato ceo, dopo la riduzione dei poteri operata dal Cda eletto all’ultima assemblea di maggio dai vecchi soci, gli stessi che oggi preferiscono non commentare il nuovo corso. «Non ho nulla da dire» taglia corto Bruno Zago, l’imprenditore che aveva talmente creduto che la banca potesse restare nelle mani dei vecchi azionisti da aver millantato sottoscrizioni irreali. L’Ipo ha offerto al fondo Atlante il 97,64% del capitale. Significa che i vecchi soci ora hanno il 2,36% ma, per beffa dell’articolo 18 dello statuto, possano presentare una lista solo i soci con almeno il 2,5% del capitale. Manca dunque solo uno 0,14. Magra consolazione: difficilmente la seconda lista sarebbe stata votata con un socio di maggioranza come Atlante.
Ora agli “ex” serve decidere cosa fare. L’avvocato Loris Tosi, consigliere «Per Veneto Banca» annuncia a breve una riunione dell’associazione per «capire il da farsi». Ma promette: «Non cesseremo di essere una voce». «Sono tutti profili tecnici - aggiunge Giovanni Schiavon, oggi vicepresidente della banca - non li conosco ma non credo che, al punto dove siamo arrivati, non avere esponenti del territorio sia una carenza. Hanno un compito e lo svolgeranno».
In prima linea dall’8 agosto ci saranno Beniamino Anselmi, piacentino classe 1942, oggi nel comitato esecutivo Carige, colui che negli anni 90 guidò il piano di fusione Ambroveneto-Cariplo. Al suo fianco: Sabrina Bruno e Marco Ventoruzzo, docenti in Luiss e Bocconi, Giorgio Girelli nel Cda di Bpm, Massimo Lanza, Maurizio Lauri, Alberto Pera ex segretario Antitrust, Daniela Toscani, Alessandra Zunino De Pignier e Maria Lucia Candida, manager bancario già nella lista di Pierluigi Bolla. Sul tavolo di questa task force «fit and propter», ovvero secondo i criteri della direttiva Bce che in Italia è stata applicata solo in Bpvi, ci sono l’azione di responsabilità, il ristoro ai soci (warrant o simili), la riduzione delle sofferenze e il rilancio alla ricerca di un nuovo rapporto trasparente con soci e clienti. La banca ha bisogno di loro per vivere.
Per ricucire, si partirà dal passato e Schiavon si dichiara già «favorevole all’azione di responsabilità»: «Vanno accertati fatti singoli di mala gestio. Non è che il risarcimento andrà ai soci ma alla banca. Noi opteremo comunque - conclude - per azioni individuali civili contro la società revisione». Per Veneto Banca, è la PriceWaterhouse che è stata appena chiamata da Atlante a sostituire la Kpmg in Bpvi. Pwc è già il revisore del fondo e questo potrebbe far pensare che, diversamente da Vicenza, non vi saranno cambi. Ma da Quaestio nessuna indiscrezione su questo fronte. «Ci rassicura la continuità rappresentata da Carrus che è l’uomo voluto dal regolatore. Aspettiamo ora i fatti e nuove risposte, in primis, ai soci-dipendenti» conclude Massimiliano Paglini della First Cisl.
Ieri il Fondo monetario internazionale ha precisato che «anche se con risorse al momento modeste, Atlante può dimostrare che l'acquisto di 'bad debt' a un prezzo maggiore di quello ora offerto da investitori può di fatto produrre rendimenti attraenti». Secondo l'Fmi, più il fondo Atlante avrà successo, più diventerà possibile raccogliere nuove risorse creando un circolo virtuoso».
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