Veneto Banca, la Finanza dai risparmiatori

TREVISO. La Guardia di Finanza negli studi legali che assistono i risparmiatori per acquisire documenti e testimonianze finalizzate a verificare il ruolo dei direttori di filiale nella vicenda Veneto Banca. Le indagini, coordinate dal pm Massimo De Bortoli della Procura di Treviso, rientrano nel filone relativo alle presunte responsabilità dei quadri intermedi: si tratta di capire se erano a conoscenza della situazione fallimentare dell’istituto e quindi se hanno raggirato i clienti a cui sono state vendute le azioni.
La Finanza negli studi
«È da circa un mese che la Finanza sta raccogliendo presso gran parte degli azionisti che hanno sottoscritto la denuncia, le conferme di quanto esposto in querela per constatare se i responsabili di filiale fossero effettivamente a conoscenza dello stato fallimentare della banca», spiega l’avvocato Sergio Calvetti di Treviso che assiste oltre 2 mila risparmiatori. Gli investigatori della Finanza hanno raccolto documenti utili ai fini dell’indagine, sottolinea, e stanno sentendo gli ex azionisti che hanno fatto denuncia.
50 cause contro Intesa
Intanto si apre un altro fronte giudiziario: 50 cause civili verranno avviate entro fine mese davanti a tutti i tribunali del Veneto per ottenere che Intesa SanPaolo risarcisca i risparmiatori ai quali l’arbitro Consob ha dato ragione sulla vicenda delle ex Popolari Venete. L’iniziativa è dagli ex azionisti di Veneto Banca e di Popolare di Vicenza che hanno portato a casa un lodo favorevole contro i due istituti di credito e che ora intendono farlo valere per passare all’incasso. Come? Se fino a questo momento avevano seguito la strada politica puntando sui risarcimenti del fondo risparmiatori (le cui sorti appaiono ancora molto incerte), hanno ora deciso di intraprendere anche quella legale. Considerato che le ex Popolari di fatto non esistono più, l’altra porta a cui bussare è quella di Intesa SanPaolo che ne ha ereditato le attività. Una porta che, va detto, in tanti hanno cercato di aprire con esiti controversi: il giudice di Roma Lorenzo Ferri (udienza preliminare Veneto Banca) aveva ritenuto ammissibile la chiamata in causa di Intesa, mentre quello di Vicenza Roberto Venditti (udienza Bpvi) l’ha esclusa. Ora viene giocata la carta della Corte Costituzionale: gli ex risparmiatori solleveranno infatti una questione di legittimità costituzionale davanti al giudice civile chiedendo la trasmissione degli atti a Roma affinché venga dichiarata l’incostituzionalità del decreto 99 del 2017 che appunto salvava Intesa dalle richieste dei creditori. «Le cause verranno avviate entro fine mese in tutti i tribunali del Veneto: una cinquantina per un valore complessivo di 2 milioni di euro», spiega l’avvocato Matteo Moschini, il legale che ha scelto la via dei lodi arbitrali incassando una serie di sentenze favorevoli da Consob.
La lettera di Intesa
Prima di intraprendere l’azione giudiziaria, Moschini aveva chiesto a Intesa il pagamento delle somme attraverso una serie di lettere raccomandate. Prevedibile la risposta: «Pur dispiaciuti per quanto da lei segnalato, dobbiamo osservare che la materia non è di competenza di Intesa San Paolo. In base al decreto legge 99 del 25 giugno 2017 e al contratto di cessione stipulato il 26 giugno 2017 tra Veneto Banca in Lca e Intesa SanPaolo, tutte le responsabilità relative alle operazioni di ommercializzazione di azioni emesse da Veneto Banca e Bpvi sono escluse dal perimetro della cessione a Intesa. Tali eventuali responsabilità sono quindi rimaste in capo a Veneto Banca in Lca». Di qui l’invito a rivolgersi ai liquidatori di Treviso e di Vicenza. I risparmiatori per tutta risposta hanno deciso di avviare le cause davanti al giudice civile.
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