Valerio De Molli (Ambrosetti): «Serve una regia unica sui porti»

L’economia blu nei 27 Paesi dell’Unione vale 184,9 miliardi di ricchezza prodotta

Piercarlo Fiumanò

Valerio De Molli è ceo di The European House–Ambrosetti, l’autorevole think thank che ha organizzato a Trieste il Forum Risorsa Mare con quattro ministri del governo Meloni. L’economia blu nei 27 Paesi dell’Unione vale 184,9 miliardi di ricchezza prodotta, una cifra che corrisponde all’1,9% del Pil europeo e 4,5 milioni di occupati. L’Italia ha un ruolo cruciale nel Mediterraneo: «Siamo il terzo Paese dell’Ue sia per valore aggiunto, con una quota di 24,5 miliardi, sia per occupati, con oltre 540mila posti di lavoro. Un sistema economico che contribuisce con circa 65 miliardi al Pil del Paese, con un moltiplicatore di 2,7». Dopo due anni di pandemia che ha paralizzato navi, crociere, traffici globali, il mondo è tornato a girare: «Nell’ultimo triennio Ambrosetti stima che il tasso di crescita medio annuo si è triplicato rispetto all’andamento pre-Covid».

Il terminal container del porto di Trieste, molo VII. Foto 2013 Ufficio stampa Autorità portuale
Il terminal container del porto di Trieste, molo VII. Foto 2013 Ufficio stampa Autorità portuale

Ambrosetti, che organizza ogni anno il forum economico di Cernobbio, ha presentato a Trieste le direttrici del Piano del Mare del governo rielaborate dopo un’ampia consultazione che ha coinvolto oltre 200 stakeholder del settore fra pubblico e privato, in otto macro-aree: logistica e portualità, industria marittima, energia del mare, filiera ittica, tutela ambientale, subacquea, turismo costiero e cooperazione internazionale.

I colossi dello shipping e Trieste

In questo scenario Trieste, come ha detto la premier Meloni, è la capitale marittima del Paese? «Non è un caso -risponde De Molli- che investitori privati come Msc, in una dimensione europea e mondiale, abbiamo qui una presenza molto forte», risponde De Molli. Un euro prodotto nell’economia del mare ne attiva altri 1,7 nel resto dell’economia. Solo il turismo costiero vale circa la metà di tutto il prodotto dall’economia blu. La cantieristica navale italiana conta oltre 1.300 imprese coinvolte direttamente nel settore.

Manodopera e migranti

Esiste però un problema di manodopera qualificata. Per il numero uno di Ambrosetti «Con una opportuna gestione e governo dei flussi migratori potremmo attrarre un adeguato numero di giovani da formare nell’area del Mediterraneo. Ma per riuscirci serve un piano europeo e di cooperazione internazionale. Come ha ricordato il numero uno di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, sulle navi abbiamo necessità di ingegneri ma anche di saldatori. In questo modo potremmo assumere 250 mila lavoratori all’anno». E qui Ambrosetti per risolvere il problema della carenza di profili professionali specializzati lancia anche la proposta di una Academy Formativa in grado di attrarre giovani talenti dall’Italia e dall’estero.

L’Italia ne ha grande bisogno non solo nella cantieristica ma anche nel trasporto marittimo a corto raggio dove siamo leader, nel Mediterraneo e in Ue, nei servizi delle Autostrade del Mare: «In un contesto di progressiva regionalizzazione delle catene del valore, l’Italia può affermarsi sempre più come piattaforma logistica di connessione per i flussi tra Europa, Asia e Africa».

Privatizzare i porti?

Ambrosetti è un osservatorio privilegiato sul Sistema Paese e nella due giorni triestina si è discusso molto di governance e privatizzazioni dei porti. Cosa pensa De Molli? «In Italia ci sono 58 porti e 16 Autorità portuali e una dozzina di ministeri che governano sul settore. É urgente istituire una cabina di regia unica nel Paese, presieduta dal ministro del Mare che individui le priorità. Il sistema portuale italiano deve dotarsi di una governance unitaria per superare l’attuale frammentazione e attrarre investimenti di lungo periodo». Con quali obiettivi specifici? «Penso al miglioramento delle connessioni intermodali e alle nuove tecnologie digitali. É necessario rilanciare gli investimenti nella sostenibilità ambientale, transizione energetica e sviluppo delle infrastrutturale. I porti diventeranno anche hub energetici». Per Ambrosetti serve anche «un’azione di sistema per favorire lo sviluppo della filiera dell’eolico offshore».

De Molli traccia la rotta: «Il Piano del Mare è un ottimo punto di partenza per semplificare la governance di un comparto molto complesso e soggetto ad una forte competizione internazionale». Per raggiungere questo obiettivo le Auhority come Trieste devono avere «autonomia finanziaria e manageriale per attrarre investimenti anche attraverso partnership pubblico-private». I rapporti con l’Europa? «Va contrastato l’attuale dumping fiscale di Paesi come Irlanda, Malta e Cipro». La stessa decisione di inserire lo shipping nel sistema Ets dell’Unione europea dal primo gennaio «rischia di penalizzare i porti italiani e va contrastata».

Quanto valgono le crociere a Trieste

«Il settore crocieristico-sottolinea De Molli- rappresenta un’ulteriore leva di sviluppo con 9,3 milioni di crocieristi movimentati nel 2022: l’Italia è la prima destinazione in Europa e attrae il 27% del totale passeggeri. Il turismo costiero è un motore di sviluppo soprattutto per le attività di ristorazione, compresa quella sulle navi». Ma quanto può valere l’industria delle crociere considerata il nuovo business triestino? «Senza sinergie con altri settori, il turismo costiero genera un impatto economico limitato con una forte stagionalità. Anche qui servirebbe un presidio di alta formazione per le professionalità del turismo con un centro ricerca, una scuola di dottorato, accordi di collaborazione con le migliori università del mondo». —

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