Valbruna, shopping anti dazi in Canada E ora veleggia verso il miliardo di ricavi

Roberta Paolini
Sono i più internazionali dell’acciaio italiano. Controllano società ed hanno partecipate in ogni angolo del pianeta, con tre unità produttive principali, due in Italia, a Vicenza e Bolzano ed una negli Stati Uniti, a Forth Wayne nello stato dell’Indiana. Si tratta della Valbruna di proprietà della famiglia Amenduni Gresele, presieduta e guidata da Nicola, l’inossidabile ex presidente di Federacciai, e dai suoi cinque figli, Michele, Ernesto, Massimo, Maurizio e Antonella. Acciaierie Valbruna ha recentemente ampliato il suo network in Nord America. Ampco-Pittsburgh Corporation ha annunciato a inizio ottobre di aver ceduto ASW Steel a Valbruna Canada controllata canadese del gruppo siderurgico vicentino.
Gli impianti di base a Welland in Ontario sono focalizzati sulla produzione sia di acciai speciali al carbonio che di acciai inossidabili utilizzando tecnologie come il degasaggio, vuoto e decarburazione all’argon. La capacità produttiva attuale del sito, fondato nel 1918, è di 150mila tonnellate annue.
L’acquisizione consentirà oltre che l’integrazione a monte la possibilità di servire meglio il mercato nordamericano, riuscendo anche a bypassare lo sbarramento imposto dai dazi di Trump. Infatti, Valbruna porta semilavorati dall’Italia negli Stati Uniti nella sua fabbrica di Fort Wayne, l’applicazione del dazio è dunque una contraddizione in termini, poiché in Indiana il gruppo oltre a trasformare l’acciaio e a fornire diversi produttori del settore automotive, tra cui tra gli altri General Motors, dà anche lavoro e tasse allo stato federale nordamericano. Con il nuovo presidio candese si dice che siano l’aristocrazia dell’acciaio perché il loro metallo azzurro è nobile.
Valbruna è stata fondata nel 1925 ed oggi leader nella produzione di prodotti lunghi in acciaio inossidabile, leghe di nichel e titanio. Nel gruppo ci sono competenze e brevetti per produrre oltre 700 qualità di acciai speciali, utilizzati nei più svariati settori, dall’aerospaziale al farmaceutico, dall’automotive al navale, al chimico e petrolchimico. A parte la ThyssenKrupp di Terni e Cogne Acciai c’è solo la famiglia Amenduni Gresele che continua nella realizzazione di questo tipo di lega.
Conta 2.500 dipendenti ed una produzione annua di 200.000 tonnellate di acciai speciali ad alta qualità. Nel 2018 ha totalizzato un fatturato di gruppo in crescita del 5,6% a 926,8 milioni di euro con un ebitda sul valore della produzione superiore all’11%. Il risultato netto è a andato a 24,7 milioni di euro. Nel primo quadrimestre 2019 il fatturato è risultato ancora in progresso del 6%, grazie all’incremento dei prezzi medi di vendita. A livello di investimenti nel 2018, il gruppo ha realizzato impieghi in immobilizzazioni materiali e immateriali per circa 48 milioni, di cui 36,4 milioni sono stati realizzati presso Acciaierie Valbruna Spa. Negli Stati Uniti sono stati fatti altri investimenti per circa 6,3 milioni di euro. Investimenti sono stati fatti anche nelle controllate, in Steelcom Fittings sono iniziati nel 2018 i lavori di ampliamento dell’unità produttiva con la costruzione di un nuovo capannone mentre in Ferlat Acciai sono stati installati due nuovi magazzini automatici.
L'impiego dell'acciaio e delle sue leghe in ambiti sempre più evoluti dal punto di vista tecnologico ha portato come conseguenza la necessità di rispettare standard qualitativi elevati e limiti di tolleranza sempre più ristretti.
Nicola Amenduni è il patriarca della famiglia dell’acciaio vicentina. Straniero in terra vicentina, figlio di Michele e Teodora, nasce a Bari il 4 aprile 1918. Suo padre è titolare della Michele Amenduni & C, una azienda fondata nel 1905, specializzata nella fonderia e nella fabbricazione di macchine per la lavorazione dell’olio. Il 2 marzo del 1957 sposa Maria Gresele, appartenente alla famiglia di Vicenza proprietaria della Acciaierie Valbruna.—
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