Una rete intermodale a Est per aggirare il blocco di Suez

Autamarocchi: «Le nostre sedi in Germania, Polonia e in altri nove paesi europei sono pronte a gestire il trasporto container dai porti del Nord Europa verso Italia, Austria, Svizzera, Slovenia, Croazia, Cechia, Ungheria»
Riccardo De Toma

Il trasporto intermodale è un’arma strategica per rispondere al cambiamento delle rotte del traffico marittimo dall’Asia verso l’Europa. È la lettura di Ervino Harej, amministratore delegato di Autamarocchi, il gruppo logistico triestino che vanta una solida presenza nel Centro e nell’Est Europa, con filiali in 11 Paesi del vecchio continente e in Turchia. È proprio grazie a questa rete sempre più estesa e ramificata – e a una vocazione sempre più spunta alla differenziazione, che l’ha vista sviluppare fortemente, negli ultimi anni, il trasporto intermodale e i servizi ro-ro – che Autamarocchi si sente pronta ad affrontare le difficili sfide imposte agli operatori della logistica e al mondo produttivo dalla crisi del Mar Rosso: «Le nostre sedi in Germania, Polonia e altri nove paesi europei – dichiara Harej – sono pronte a gestire il trasporto container dai porti del Nord Europa verso Italia, Austria, Svizzera, Slovenia, Croazia, Cechia, Ungheria, con l’impegno a offrire soluzioni per le sfide logistiche globali».

L’impatto della crisi a gennaio è stato pesante, per un’impresa storicamente insediata nel porto triestino e il cui core-business, nonostante la differenziazione spinta degli ultimi anni, resta quello dei container. «Gennaio è stato difficile – spiega l’amministratore delegato – e siamo molto preoccupati. Le navi in arrivo dall’Asia, costrette a circumnavigare l’Africa, hanno subito ritardi di tre settimane e questo ha sconvolto i calendari, con un complicato susseguirsi di vuoti e di picchi di lavoro. La crisi di Suez sposta le rotte dall’Asia verso i porti del Nord? Non vediamo ancora uno spostamento massivo. Questo sarà un rischio, se la crisi del Mar Rosso si protrarrà nel tempo. Possiamo dire che al momento quella che abbiamo davanti è soltanto una fotografia: il film lo vedremo tra qualche mese».

Se i nuovi scenari porteranno sicuramente a un forte impulso dell’intermodale, Autamarocchi può sicuramente giocare un ruolo da protagonista, forte della sua solida presenza nell’Europa centro orientale e di una flotta che conta oltre 700 camion e 1.400 semirimorchi. «Già oggi garantiamo regolari collegamenti con i porti del Nord – conferma Harej – e alcuni nostri clienti ci hanno chiesto di espandere la gamma dei servizi, perché non solo noi, ma tutti gli operatori e tutta la filiera produttiva stanno allargando i propri orizzonti. Noi abbiamo il vantaggio di essere già ben presenti sui porti del Nord, anche se non siamo ancora di fronte, lo ripeto, a uno spostamento massivo dei traffici. C’è un grande disagio e grande preoccupazione per quello che potrà accadere se la crisi del Mar Rosso non si sbloccherà». A complicare il quadro, intanto anche l’impatto del blocco di Suez sui traffici ro-ro tra Turchia e Nord Adriatico, di cui Autamarocchi è leader, visto che i ritardi nelle subforniture stanno rallentando anche i flussi di export turco verso l’Europa.

Riproduzione riservata © il Nord Est