Top 500 Pordenone, come i cigni neri hanno cambiato le catene di fornitura
Intelligenza artificiale e machine learning per velocizzare ed ottimizzare la previsione della domanda e la pianificazione di tutte le componenti della supply chain, piani di re- o near-shoring che per accorciare le catene di fornitura. Questi i temi del sesto appuntamento con Top 500, che questa volta ha fatto tappa a Pordenone, nella sede di Confindustria Alto Adriatico

Le grandi incognite, i cigni neri, gli eventi inaspettati come hanno cambiato il modo delle aziende di rapportarsi con le loro catene di fornitura. Questo è stato il tema portante del sesto appuntamento con Top 500, che questa volta ha fatto tappa a Pordenone, nella sede di Confindustria Alto Adriatico.
"La crescente incertezza causata dalla pandemia da Covid-19 prima dal conflitto tra Russia e Ucraina poi ha congestionato le catene di fornitura globali, mettendo a rischio la redditività delle imprese, richiedendo un necessario ripensamento dei modelli di supply chain management diffusi prima della pandemia” spiega Cristina Rizzi di PwC. Tra le strategie di risposta a cui si è fatto ricorso negli ultimi anni: l’introduzione delle tecnologie di intelligenza artificiale e machine learning per velocizzare ed ottimizzare la previsione della domanda e la pianificazione di tutte le componenti della supply chain, o i piani di re- o near-shoring che accorciando le catene di fornitura di fatto garantirebbe una maggiore rapidità nella consegna dell’output e una sensibile riduzione degli ostacoli che possono intervenire lungo il percorso.
Manuel Forte di PwC e Gianluca Toschi di Fondazione Nordest hanno analizzato l’andamento delle imprese del territorio. Nell’agosto del 2021 le previsioni di crescita per il Friuli Venezia Giulia erano decisamente positive. Ma fin dai primissimi mesi del 2022 le aspettative sono state riviste in negativo in seguito all’avvio della guerra in Ucraina, alla crescita del costo delle materie prime, specialmente quelle in ambito energetico, e all’inflazione.
A distanza di un anno, nell’agosto 2022, le previsioni di crescita per l’anno che andava chiudendosi erano già ridimensionate al 3,9%. Una previsione che però non scontava ancora la crescita dei tassi di interesse che si sarebbe sviluppata dall’ultimo trimestre. Le imprese della regione si sono trovate, quindi, a operare in un contesto turbolento.
L’edizione di Top 500 di quest’anno permette di valutare come le prime 500 imprese per fatturato della regione siano riuscite a interpretare una situazione così complessa. Partendo dal fatturato si può notare un diffuso incremento di quest’ultimo rispetto al 2021: due imprese su tre rilevano una crescita dei ricavi superiore all’8,1%, ovvero all’inflazione media annua rilevata in Italia nel 2022, mentre la crescita mediana del fatturato risulta essere del 15,4%.
Sommando i ricavi di tutte le imprese in classifica, si ottiene un aumento del 36%, una variazione non molto indicativa dell’andamento economico delle 500 aziende con maggiori ricavi poiché questo dato risulta influenzato da performance particolarmente positive a opera di una grande azienda leader nel proprio settore.
Al netto di questa impresa la variazione si attesta al 18,3%, un valore comunque positivo. Passando dai ricavi agli utili va sottolineato che l’89% delle imprese ha chiuso il bilancio 2022 in utile e che il 67,4% ha visto aumentare gli utili rispetto al 2021, mentre il 32,6% li vede diminuire, una situazione che può essere determinata dall’impossibilità di scaricare sui prezzi di vendita gli aumenti registrati sul fronte dei prezzi alla produzione. La riduzione degli utili, unitamente all’incertezza aleggiante sui mercati finanziari e all’aumento dei tassi delle banche centrali potrebbe ridurre gli investimenti nel prossimo periodo, nonché già nel 2023 riducendo la capacità di crescita futura delle imprese.
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