Top 500 di Udine: sos tecnici specializzati servono alle imprese per sostenere la ripresa

TAVAGNACCO (UD). Trovare personale, anche per le aziende di successo, è diventata un’impresa in salita, uno dei temi caldi con cui, sull’onda della ripresa post Covid, anche le società friulane stanno facendo i conti.
A testimoniarlo, dal palco della puntata udinese di Top500 – l’evento che accompagna l’uscita in edicola, oggi, dell’omonimo inserto dedicato alle prime 500 aziende per fatturato del Fvg - sono stati ieri i protagonisti della tavola rotonda moderata dal direttore di Nordest economia, Paolo Possamai, nella coloratissima cornice, industriale per restare in tema, di Moroso a Tavagnacco.
Nata nel 1952 (quest’anno compie 70 anni), Moroso produce imbottiti, dà lavoro a 140 persone e nel 2021 ha chiuso con 25 milioni di ricavi. A dispetto della forte componente famigliare, garantita dalla presenza in società dei fratelli Patrizia e Roberto, figli dei fondatori, l’impresa ha virato negli ultimi anni verso una gestione più manageriale.

Letteralmente allevando alcuni dei suoi dirigenti, entrati – racconta Patrizia Moroso, che in azienda è l’art director – con un semplice stage e poi rimasti arrivando a coprire ruoli importanti. «Un caso? Quello del nostro Ceo, entrato con uno stage post universitario». Il problema per Moroso non sono però le posizioni a stretto contatto con i creativi – «i rapporti di collaborazione con architetti e designer molto noti a livello internazionale ci regalano una dose di attrattività notevole sui giovani» fa sapere Moroso –, sono invece le figure da inserire in produzione, come i tappezzieri. «Fatichiamo a trovare manodopera specializzata. Bisogna sfatare l’idea che il lavoro manuale sia meno importante di quello intellettuale».

Poche centinaia di metri in linea d’aria da Moroso si trova Gsa (Gruppo servizi associati), impresa che è recentemente passata sotto il controllo del fondo Eurizon (Banca Intesa) e che si occupa di portierato, pulizie e soprattutto (il 65% del fatturato viene da qui) di sicurezza antincendio, tra l’altro nel traforo del Monte Bianco. «L’azienda – ricorda l’ad Antonio Musacchio – è leader nell’antincendio in Italia. Fattura 168 milioni, occupa 6.000 dipendenti».
Numeri, l’uno e l’altro, destinati a crescere ancora. Musacchio non azzarda obiettivi a medio lungo termine, in attesa che il nuovo business plan sia scritto, ma fissa il target 2022 a 200-250 milioni di ricavi. Frutto di crescita organica, ma anche di possibili, nuove acquisizioni.

Punta a crescere anche Pratic, azienda di Fagagna che produce pergole di design e che ha recentemente dato il via agli ennesimi lavori di ampliamento del sito produttivo per 10 milioni di euro di investimento. Il fatturato è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi due anni, «trainato dalla riscoperta della casa e degli spazi all’aria aperta, figli del periodo pandemico – spiega il pr esidente Dino Orioli –. Siamo passati dai 41 milioni del 2019 ai 67 milioni del 2021».
Di pari passo sono cresciuti i dipendenti che oggi sono 300 (contro i 150 di tre anni fa). «Avremo bisogno di assumere ancora – fa sapere Orioli –, ma i certi tipi di profili sono difficili da trovare, c’è disallineamento tra domanda e offerta».
Tema, quello delle risorse umane, cui guarda con attenzione anche Luigino Pozzo, presidente di Pmp group, che però non ci perde il sonno: «I tecnici, in Friuli, fortunatamente si trovano ancora». Il suo gruppo si occupa di trasmissioni meccaniche e in Italia, a Coseano, occupa 450 dipendenti, 120 dei quali assunti nel 2021.

Un numero da capogiro nel piccolo Friuli, che però non impressiona Pozzo, determinato a fare il bis: «Nel 2022 assumeremo altre 100 persone, a regime arriveremo a 700». Sui mercati internazionali, dalla Germania al Giappone, Pmp è una delle imprese leader di mercato e per questo a più riprese finita nel mirino dei competitor. «Se hanno cercato di comprarci? Hanno letteralmente consumato il campanello» scherza Pozzo che punta a raddoppiare i ricavi, passando da 150 milioni di euro a 300 milion
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