Stalle sperimentali, big data e “Blu Beef”: l’università al servizio degli allevatori

Il progetto del Dafnae dell’Università di Padova sta focalizzando gli sforzi scientifici e di ricerca nello sviluppo di tecnologie che consentano di produrre in risposta ai cambiamenti climatici

La redazione

Stalle sperimentali, big data e tecnologie di ultima generazione per monitorare le produzioni e il benessere degli animali. È uno dei progetti del Dafnae (Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse Naturali e Ambiente) dell’Università di Padova, che sta focalizzando i propri sforzi scientifici e di ricerca nello sviluppo di tecnologie che consentano di produrre in risposta ai cambiamenti climatici, soprattutto per mitigare i rischi del prossimo futuro.

«La qualità scientifica e di ricerca del dipartimento, da un decennio inserito nella top 100 a livello mondiale», spiega il professor Gianni Barcaccia, Direttore di Dafnae, «viene utilizzata non solo per ricerche di base ma anche per ricerche applicate. Uno degli obiettivi prioritari è il trasferimento delle tecnologie alle aziende del territorio per migliorare la produzione e la trasformazione degli alimenti. Oltre alla qualità, la grande sfida per il comparto nei prossimi anni sarà la sostenibilità, e noi lavoriamo in quest’ottica, investendo sull'innovazione,come dimostra la recente inaugurazione del nuovo centro di ricerca Dafnae, intitolato al professor Maurizio Borin».

Sono numerose, per esempio, le ricerche svolte in collaborazione con Azove, organizzazione di produttori di carne con sede a Cittadella con oltre 50 anni di storia, 180 milioni di euro di fatturato e 50mila animali allevati annualmente negli allevamenti della filiera veneta.Da “Blu Beef”, filiera in grado di ridurre i consumi di acqua, al“Antibiotic Free Beef”, carne certificata senza l’utilizzo di antibiotici nell’intero periodo di allevamento, al progetto CarboNeutral svolto in collaborazione con ARAV per la riduzione dei gas climalteranti, per l’appunto,fino alle tecnologiche stalle sperimentali.

«Abbiamo selezionato tre stalle» racconta Massimo De Marchi,professore del Dafnae dell’Università di Padova «con caratteristiche strutturali e tipologie di animali allevati differenti. Sono state inserite tecnologie che consentono di monitorare costantemente il peso degli animali, il consumo di alimenti e di acqua, nonché le variazioni di temperatura e di umidità all’interno della stalla. I big data vengono gestiti, elaborati e utilizzati da Azove per gestire al meglio tutta la vita del singolo animale,controllandolo durante la fase di allevamento e tracciandolo fino al consumatore.Le informazioni sanitarie, gli accrescimenti e i consumi degli animali nonché il monitoraggio delle condizioni di biosicurezza degli allevamenti», conclude De Marchi «servono per migliorare i processi nella filiera di Azove per il miglioramento continuo della qualità della carne stessa».

«Grazie al supporto scientifico dell’Università di Padova ed i dipartimenti di MAPS e DAFNAE» racconta Michela Tedesco, Direttore Generale Azove «abbiamo la possibilità di lavorare sulla qualità della produzione, con una filiera corta controllando tutte le fasi di produzione. Lavoriamo fornendo carne a macellerie, grossisti e grande distribuzione che pone attenzione alla qualità e ai prodotti del territorio come per esempio il gruppo Alì. I nostri clienti chiedono carne locale di qualità e noi stiamo lavorando in questa direzione».

«Con Dafnae» conclude Tedesco «oltre a monitorare il benessere dell'animale sin dalle prime fasi di allevamento, lavoriamo a un progetto per il miglioramento della marezzatura della carne utilizzando tecnologie per la sua misurazione, dando un’ulteriore spinta per un prodotto di alta qualità».

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