Tamborini: «La crisi energetica rischia di spingere il tessile a tornare a produrre in Asia»

Piercarlo Fiumanò
Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia
Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia

Una ripresa fragile resa incerta dallo scenario geopolitico internazionale. Il presidente di Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini, sottolinea il valore della nostra industria della moda e del tessile a livello globale: «Nel nostro Paese, secondo le stime Euratex, è localizzato il 30,1% delle aziende operanti nel settore. Siamo il quinto esportatore mondiale di tessile-moda dopo la Cina, il Bangladesh, il Vietnam e la Germania.

Tamborini, inflazione, caro-vita e costi dell’energia quando stanno condizionando i consumi nel lusso in Italia e nel mondo?

C’è un rischio di raffreddamento del mercato a causa dell’escalation bellica soprattutto in Europa che è il primo mercato mondiale. Di certo a ogni latitudine c’è preoccupazione. Lo abbiamo verificato pure alle sfilate parigine guardando alle proposte e agli allestimenti che evocavano una imminente fine del mondo.

Lei è amministratore delegato della Ratti, storica azienda tessile del comasco, quanto incide il caro-energia sui processi di lavorazione e sulla tenuta produttiva delle aziende tessili?

Gli imprenditori del tessile, gli stessi che negli ultimi dieci anni si sono reinventati con innovazioni di processo e di prodotto, ora si sentono impotenti di fronte a simili aumenti dei costi dell’energia. In Ratti siamo abituati ad essere flessibili ed è proprio questa la cifra che ci ha contraddistinto nell’affrontare le crisi che si sono susseguite nel corso degli ultimi anni. Tuttavia questi aumenti fuori controllo sono un fattore ingovernabile se restiamo abbandonati a noi stessi. La partita non si gioca a Como, come in nessun’altra provincia, la partita decisiva si gioca a Bruxelles.

Nel post-pandemia abbiamo assistito a un’inversione di tendenza rispetto ai processi di globalizzazione e reshoring verso l’Asia e l’Est Europa per sfruttare il basso costo della manodopera. Cosa accade nel tessile e il sistema moda. Stiamo riportando le produzioni a casa?

La crisi energetica, oltre a mettere in pericolo la produzione e molti posti di lavoro può comportare che la parte a valle della filiera, ovvero i marchi della moda a livello medio/medio-basso, cerchino fornitori meno cari in altri Paesi, a partire dalla Turchia, invertendo quel positivo processo di reshoring dall’Asia che si era innescato prima del Covid e che la pandemia ha accelerato. Certo oggi conviene di meno produrre in Paesi geograficamente remoti, a causa dei prezzi della logistica, ma occorre una presa di coscienza della filiera: le aziende tessili non possono produrre in perdita e devono alzare i listini per rispondere al fenomeno delle bollette fuori controllo.

Quali le richieste del sistema moda al prossimo governo? Più sostegni? E con quali obiettivi?

Come Sistema Moda Italia abbiamo scritto una lettera “Al Governo . Nella lettera ci sono sei punti chiave cui Smi sta da tempo lavorando e su cui chiediamo ancora maggiore sensibilità: dall’attività di contrasto al caro-energia, all’integrazione salariale di 100 euro mensili da erogare su base volontaria (una proposta valida anche per il 2023). Dagli incentivi alla promozione del made in Italy, a capitoli fondamentali quali Industria 4.0 e sostenibilità, credito d’imposta per campionari e collezioni, infine reshoring.

Di recente è stato presentato il prossimo Venice Sustainable Fashion Forum 2022 che si terrà il 27 e 28 ottobre a Venezia il primo summit internazionale dedicato a un futuro sostenibile del settore. Quanto conta la sostenibilità nel sistema moda?

Oggi, lo dimostrano anche gli interessi della finanza sul tema, la sostenibilità è parte fondante di ogni industria e comporta sfide enormi. Bisogna varare rapidamente i decreti attuativi perché le direttive europee trovino applicazione in Italia. Bisogna ci sia anche responsabilità da parte del consumatore nell’affidarsi per gli acquisti a filiere di qualità.

Quali sono le previsioni di crescita fatturato del sistema moda Italia per il 2022?

La situazione dei primi sei mesi è stata decisamente positiva (+18,6%) nonostante il conflitto ucraino e la crisi energetica. La performance del secondo semestre sarà invece segnata dalle incertezze dello scenario internazionale.

Il Sistema Paese difende abbastanza la moda italiana e il Made in Italy?

Al di là delle dichiarazioni di intenti e abbiamo sentito il neoeletto presidente del Senato, Ignazio La Russa, citare il made in Italy, bisogna mettere le aziende nelle condizioni di fare e proseguire il lavoro che portano avanti. In particolare, ci auguriamo che per un settore come quello rappresentato da Smi che conta circa 400 mila addetti, 43 mila imprese tra monte e valle del tessile & abbigliamento, per oltre 53 miliardi di fatturato nel 2021 e un apporto di 10 miliardi sulla bilancia commerciale del Paese, vengano introdotte misure che lo valorizzino adeguatamente.

Come vede le prospettive del sistema fashion e del lusso a Nordest?

La produzione dell’area Nordest è una parte estremamente rilevante della nostra economia. In quest’area esistono realtà molto importanti e forti del tessile e moda che hanno risposto con forza e determinazione anche agli scossoni della pandemia. Preoccupano di più altri territori italiani, che hanno una tipologia di aziende più piccole e un’imprenditoria più ridotta.

Rischiamo la recessione? Come vede le prospettive del sistema manifatturiero Italia?

Il Fondo Monetario Internazionale ha previsto un 2023 di recessione per l’Italia (e anche per la Germania), con una contrazione del Pil dello 0,2%. La frenata è prevista sia per l’Eurozona, sia per gli Stati Uniti e la Cina. Tuttavia il sistema manifatturiero italiano, soprattutto quello tessile e moda, è stato in grado di superare negli ultimi 20 anni delle tempeste terribili. Pensiamo nel 2001 all’ingresso nel Wto di un Paese come la Cina che, almeno per i 10 anni successivi, ha fatto del dumping salariale la sua prima arma commerciale. Poi la crisi di Lehman nel 2008 fino ad arrivare alla pandemia. È chiaro che la crisi energetica si sta trasformando in una crisi economica che andrà risolta con strumenti diversi. Dopo avere superato tante sfide ci sentiamo già supereroi. Se supereremo anche questa nuova sfida, ci potremo considerare invincibili. —

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