Svelato Tiepolo 2.0: il piano di fusione di Bpvi e Veneto Banca bocciato dalla Bce

E' racchiuso in 65 slide il piano per il rilancio di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il “Progetto Tiepolo”, pubblicato ieri sul sito della popolare vicentina, è però stato bocciato dalla Bce venerdì scorso, perché ritenuto “debole e non credibile”. I cda guidati da Fabrizio Viola (ad della Bpvi e presidente del comitato strategico di Veneto Banca) e Cristiano Carrus (ad di Veneto Banca) avevano messo a punto un progetto per “ricostruire una banca semplice e attrattiva, attraverso un piano di ristrutturazione e fusione”. Obiettivo temporale, il 2021.
«La fusione rappresenta l'opportunità di creare un modello di banca che segni una chiara discontinuità rispetto alla situazione corrente – scrivono nella relazione – attraverso due pilastri chiave della trasformazione: costruire uno stato patrimoniale solido e sostenibile, raggiungere attrattivi livelli di redditività». Il piano inizia con una “pulizia massiva per oltre 2,7 miliardi del portafoglio crediti per innalzare i livelli di copertura crediti e cessione sofferenze per 13,7 miliardi”. Era prevista l’uscita dai business non strategici, con alti requisiti di capitale, vendendo banche e partecipazioni (impatto positivo per 700 milioni); e riduzione di esposizione su clienti corporate alto rischio e clienti sovrapposti. Tema principale del piano sono i costi, in primis del personale, con una drastica riduzione dell’indice cost-income (dall’attuale 94% al 51% del 2021). “L’ottimizzazione della presenza nazionale comporta un significativo re-sizing della rete: da 974 filiali nel 2016 a 617 nel 2021 grazie a cessione società e ridisegno della rete – c’è scritto nel piano - Entro il 2021, la ristrutturazione della rete equivale alla chiusura di una delle due banche”.
Sarebbero rimaste attive le filiali in Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Roma, Puglia, Basilicata, Sicilia e Calabria. Ed inoltre parte della Toscana, Liguria e Piemonte. Forte riduzione anche del numero dei dipendenti: dagli attuali 11.233 si passa al 2021 a 7.369. La riduzione di personale è di circa 3.900 risorse (così suddivise: circa 1.500 provenienti dalle cessioni societarie e circa 2.400 da efficientamento degli organici), generando di conseguenza una riduzione del 40% circa del costo del lavoro. Era prevista inoltre la riduzione del costo del management del 50%.
Il Piano Tiepolo prevedeva in cinque anni una riduzione dei costi operativi dagli attuali 1,35 miliardi a 832 milioni. E il risultato netto da un rosso complessivo di 3,4 miliardi del 2016 al primo utile stimato di 12 milioni nel 2019 ai 377 milioni del 2021. Erano previsti circa 600 milioni di dividendi tra il 2020 e 202. In crescita durante i cinque anni anche l’indice di patrimonializzazione Cet1ratio da 8,2% a 13,5%. L’Npe (rapporto tra crediti deteriorati e il totale dei crediti erogati) nel piano doveva passare dall’attuale 37% al 15%.
“La fusione rappresenta l'opportunità di creare un modello unico di banca nel panorama italiano, partendo da una radicale strutturazione e pulizia al tempo zero, riposizionando il profilo di rischio-rendimento e garantendo sostenibilità - si legge nella relazione del Piano Tiepolo –. Il Piano è basato su una struttura di Conto Economico e Stato Patrimoniale leggera, con un posizionamento focalizzato sui territori storici della banca e tra i più attrattivi in Italia, con una profonda attenzione ai costi e un approccio prudente nella crescita di volumi e ricavi, limitando l’esposizione a fattori esterni/di mercato”.
Altro tema fondamentale è quello della liquidità. Il piano prevedeva la cessione delle sofferenze e l'aumento di capitale consentendo di costituire un buffer di liquidità sostanzioso: 1,2 miliardi di euro nel 2017 da cartolarizzazione di sofferenze e 1,3 miliardi aggiuntivi nel triennio 2018-2020 da altre cessioni. Inoltre si prevedeva la generazione di 3,9 miliardi di liquidità da aumento di capitale e burden sharing (la riduzione del valore nominale delle azioni e delle obbligazioni subordinate, o la conversione in capitale di queste ultime).
Riproduzione riservata © il Nord Est