Safilo: si dimette l'ad Luisa Delgado

Al suo posto verrà proposto Andrea Trocchia che entrerà in azienda come dirigente con efficacia dal primo aprile.

PADOVA. Continuità strategica ma discontinuità esecutiva. Spiegano così, i ben informati, il divorzio tra Luisa Delgado e Safilo. Ufficialmente, la nota parla di «motivi personali» ma appare probabile, a giudicare dai conti in rosso e dall’incapacità dell’azienda di riprendersi dalla perdita di Gucci, che l’azionista Hal abbia ravvisato l’opportunità di un cambio operativo.

L’addio di Luisa Delgado, che avrà effetto il 28 febbraio, non arriva a sorpresa. Lo conferma l’arruolamento di un profilo come quello di Angelo Trocchia, presidente e ad di Unilever Italia, che sarà operativo a Padova dal primo aprile, giusto per preparare l’assemblea del 24 aprile. «Safilo è lieta di aver trovato un professionista con solide e comprovate esperienze internazionali e un background completo nella gestione del business» spiega l’azienda in una nota.


Delgado era arrivata in Italia il 15 ottobre 2013, al posto di Roberto Vedovotto oggi a capo della concorrente Kering Eyewear e anche della licenza Gucci.

Svizzera, elegante e determinata, Delgado ha dato un’impronta tedesca all’azienda, forte dell’esperienza maturata in 21 anni alla Procter&Gamble. Ha riscoperto le licenze proprie made in Safilo, riportando ai fasti brand dimenticati come Smith o le popolari lenti Polaroid. Ma lo scippo di Gucci ha creato una ferita profonda che le nuove e ricercate licenze non hanno mai colmato. Né le più creative e avventurose nel nuovo segmento mass market come Havainas o Swatch; né le più elitarie e alte come Elie Saab. Non hanno (ancora) probabilmente funzionato neanche le attività avviate nei difficili mercati emergenti e gli investimenti di re-shoring a favore del made in Italy.

I conti preliminari del 2017, comunicati a gennaio, evidenziavano vendite in calo di 194 milioni per ricavi complessivi di 1.047 milioni, «causa transizione di Gucci da licenza a contratto di fornitura» per 155 milioni di ammanco a conto (-12%) con un decremento anche dell’importante licenza Dior, che alcuni stimano in uscita dal portafoglio.


Nell’attesa dell’arrivo di Trocchia, sarà il presidente non esecutivo Eugenio Razelli, a Padova da aprile 2017, a gestire la continuità in Safilo. Il tema è capire se il nuovo amministratore confermerà il piano industriale lanciato nel 2016 da Delgado che ha come orizzonte il 2020. Quel piano prevede investimenti negli stabilimenti italiani per far rientrare lavorazioni estere, valorizzando il savoir faire e soprattutto la manodopera italiana.

L’azienda ha però annunciato, lo scorso 24 gennaio, 350 esuberi proprio in Italia causa sovra capacità produttiva legata al calo dei volumi. Da qui la riduzione dei costi, già avviata con la mancata riconferma di 200 contratti a termine e con la decisione di ridurre il personale a tempo indeterminato. Su questo fronte, Safilo ha avviato una trattativa con i sindacati aprendo la cassa integrazione ordinaria a Longarone fino a giugno 2018.


Delgado intanto chiude (consensualmente) la porta di questa avventura con un milione di buonuscita, mantenendo le stock options, l’auto aziendale per un mese e l’appartamento fino a Capodanno. Diversamente da Vedovotto (che uscì con 6 milioni), alla manager svizzera la società ha fatto firmare un patto di non concorrenza. Il 14 marzo è atteso un aggiornamento ai mercati su conti e piano. Per ora, resta smentita, invece, l’ipotesi di un riassetto del gruppo con il lancio di un’Opa dell'azionista Hal Holding, che controlla il 42% di Safilo, o l’interesse di fondi o di altri marchi del lusso.

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