Rossignol, paura per la sede trevigiana
Nubi scure si addensano sul futuro della Rossignol, colosso francese delle attrezzature per lo sci - 72 medaglie vinte alle olimpiadi invernali di Pyeongchang nel 2018 da atleti che indossavano attrezzature Rossignol - con uno stabilimento a Montebelluna, dove un centinaio di dipendenti sono con il fiato sospeso. L’azienda, infatti, ha improvvisamente annunciato una riorganizzazione che prevede il taglio di 95 posti di lavoro, il risparmio di 10-15 milioni di euro l’anno, il dimezzamento del campionario e la drastica riduzione delle partecipazioni alle fiere di settore. Quella legata ai posti di lavoro non è nemmeno la preoccupazione principale: Rossignol ha oltre 1.300 addetti in tutta Europa, e non è detto che lo stabilimento di Montebelluna sia interessato dai tagli. Ciò che davvero inquieta dipendenti e forze sociali è il programma di ristrutturazione, che prevede la riduzione dei nuovi modelli da immettere sul mercato: considerando che a Montebelluna si fa soprattutto prototipazione, il futuro rischia di diventare incerto.
dagli scarponi ai pattini
Sci alpini e freeride, attacchi, scarponi, bastoncini, maschere e caschi; attrezzature per lo sci nordico e tavole da snowboard; componenti per pattini da ghiaccio e a rotelle. Rossignol è un gigante dell’attrezzatura per gli sport invernali, e per questo i venti di crisi hanno colto ancor più di sorpresa dipendenti e sindacati. «Siamo molto preoccupati dell’impatto che questa politica aziendale potrà avere sul piano occupazionale in provincia di Treviso – afferma Massimo Messina, segretario provinciale della Filctem Cgil di Treviso – per il momento il blocco dei licenziamenti in Italia fino al 31 dicembre non permette di ragionare di esuberi, ma finita la moratoria non conosciamo le intenzioni del gruppo. L’azienda, infatti, non ha ancora fatto trapelare nulla in merito. Pertanto chiederemo subito un incontro per chiarire quale sarà il futuro dello stabilimento di Montebelluna, che impiega oggi 107 lavoratori».
conti in ordine
Rossignol non è un’azienda in crisi. Semmai preoccupano le prospettive di tutto il settore, anche alla luce di una situazione sanitaria in rapido deterioramento. Tradotto: probabili chiusure e possibili lockdown nei prossimi mesi mettono a rischio la stagione sciistica, bacino commerciale importante per aziende come Rossignol. «Sebbene vi sia molta incertezza sulla prossima stagione sciistica – sottolinea Messina – nell’esercizio precedente, chiuso il 31 marzo, il fatturato totale del gruppo ha raggiunto 370 milioni di euro, in crescita del 4% su base comparabile. Il settore delle attrezzature sportive invernali, che ha rappresentato il 70% dei ricavi, è aumentato del 3%».
le prospettive
Il piano improntato al risparmio, quindi, non fa stare tranquilli i sindacati: «Il dimezzamento del campionario è un cattivo segnale» conclude Messina, «gli obiettivi di gruppo e le ricadute su Treviso vanno chiariti al più presto. A Montebelluna è stata fatta cassa integrazione fino ad agosto, poi si è ripreso a lavorare a pieno regime. La calzatura sportiva non registrava le difficoltà di altri settori, non capiamo il perché di questa mossa e faremo pressing sull’azienda per chiedere chiarezza». —
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