Popolare di Vicenza: recesso a 6,30 (-87%)

Vale 6,30 euro l'azione di Banca Popolare di Vicenza. Con una svalutazione rispetto all'ultimo prezzo indicato dall'assemblea dell'87%. Peggio di ogni previsione; e peggio di Veneto Banca che ha svalutato del 76%. Così il Cda della Banca Popolare di Vicenza ha fissato ieri il valore di recesso, utile a quei soci che vorranno liquidare il proprio investimento prima della quotazione. Sempre che sia possibile vendere. Il rimborso, infatti, è previsto con fondi propri.
Un prezzo questo di 6,30 ancora non di mercato, ma a cui fin da subito si allineeranno i valori dei titoli a deposito degli azionisti evidenziando la minusvalenza. O perdita.
Il valore è sotto ogni previsione. Il parametro di confronto viene da Veneto Banca che è già diventata Spa il 19 dicembre. Veneto Banca ha già prezzato a 7,30 le sue azioni non quotate da 30,50 euro ma solo 219 soci hanno chiesto di uscire. Fino a ieri, stando alle ultime perizie approvate dalle assemblea Popvi, l'azione della vicentina valeva 48 euro. Un valore già svalutato da 62,5 euro. I numeri del bilancio 2015 sono stati resi noti pochi giorni fa e la perdita 2015 è di 1,4 miliardi per la Popolare che sconta 1,3 miliardi di rettifiche. L'amministratore delegato Francesco Iorio ha parlato di 3 mila reclami per cui ha accantonato 513 milioni per le cause legali e 440 milioni a rischio credito legati al patrimonio finanziato che ha superato il miliardo e 139 milioni post ricognizione.
«Certamente le possibili incertezze legate al rapporto con clienti e soci incideranno negativamente. E questo sarebbe un vero peccato perché il valore intrinseco della banca, a mio modo di vedere, è ancora importante» aveva dichiarato Iorio.
Dopo questo step atteso, sarà il mercato a decidere il prezzo delle contrattazioni e i venti di Piazza Affari non sono ora favorevoli a una quotazione. PopVi dovrà portarsi a casa 1,5 miliardi di aumento di capitale questa primavera. Passaggio che richiede un sì assembleare.
Il Cda della Banca Popolare di Vicenza, presieduto da Stefano Dolcetta, ieri ha fissato la data dell'assemblea per il 5 marzo, stabilendo l'ordine del giorno: trasformazione in Spa, delega al consiglio per l'aumento del capitale «riservato fino al 45% agli attuali azionisti, almeno il 50% agli investitori istituzionali e il 5% al retail» e, si legge, «riservando agli azionisti il diritto di prelazione in proporzione alle azioni possedute fino al 45% dell'aumento». Il Cda ha inoltre deciso di allocare 150 milioni a servizio dell'«opzione di sovrallocazione» (una specie di greenshoe, per stabilizzare le quotazioni del titolo post Ipo) e fino a 38 milioni a «servizio di strumenti o diritti da assegnare agli azionisti con funzione di fidelizzazione».
Gli azionisti attuali avranno quindi condizioni di favore: per esempio, qualora anche non sottoscrivessero l'aumento, ma mantenessero le azioni post Ipo, potranno poi sottoscrivere a sconto fino a -50% rispetto l'Ipo. Infine, sono previsti 75 milioni per «strumenti o diritti da assegnare agli azionisti con funzione di incentivazione». All'ordine del giorno anche l'autorizzazione all'acquisto e disposizione di azioni proprie. «Nel loro insieme, la trasformazione in società per azioni, l'aumento di capitale e la quotazione delle azioni in Borsa rappresentano una tappa fondamentale per porre le basi del processo di rilancio intrapreso dal Gruppo» spiega la nota.
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