Giordano: «Il 2024 è stato il migliore della storia di CariVerona»

Bruno Giordano, presidente della Fondazione azionista di UniCredit fa un primo bilancio. E benedice l’Ops su Banco Bpm: «Giusto voler creare un gruppo più grande che darà valore»

Edoardo Bus

 

Bruno Giordano, presidente di Fondazione CariVerona e neo coordinatore della Consulta delle Fondazioni del Triveneto, traccia un consuntivo del suo primo anno di mandato, dopo aver preso il posto di Alessandro Mazzucco.

L’imprenditore, ingegnere elettronico classe 1962, originario di Legnago (Verona) e già consigliere generale da dicembre 2021, è un fiume in piena parlando con entusiasmo delle sfide che attendono la Fondazione, azionista di Unicredit con l’1% del capitale.

Presidente, un primo bilancio di questo periodo al vertice di una delle maggiori Fondazioni del Paese.

«Abbiamo tracciato con chiarezza la strada da seguire: la nostra missione è migliorare la vita delle persone e dei territori in cui operiamo, generando sviluppo, opportunità, occupazione e investendo, in particolare, nella formazione. La nostra bussola devono essere i giovani, che vogliamo sostenere nella loro crescita e accompagnare verso un futuro possibile, qui, nel nostro Paese. La cosa di cui vado più fiero, in questo anno, sono gli 8 milioni investiti in formazione e il nostro bando “Direzione giovani”, con i laboratori esperienziali che stiamo realizzando, gli spazi di aggregazione che metteremo a disposizione — anche qui, al piano ammezzato di via Forti 3, nella nostra sede nel cuore della città. Intendo mettere a frutto anche il mio nuovo ruolo nella Consulta delle Fondazioni del Triveneto per spingere tutti a fare di più per i giovani. Lo facciamo anche per una scelta precisa: ascoltare i ragazzi e dare loro voce. Per questo, in Fondazione, istituiremo uno Young Advisory Board, che affiancherà i nostri organismi tradizionali».

Quando e come?

«Entro settembre faremo degli incontri nei nostri territori, ascoltando ragazze e ragazzi tra i 18 e i 25 anni. Poi, tra loro, selezioneremo i dieci che ci sembreranno più in grado di aiutarci ad avere visione sul futuro, con il loro pensiero creativo e laterale».

Alla rielezione di Giovanni Azzone a presidente Acri è emerso che tra gli obiettivi ci sono correttivi, a partire dalla revisione del tetto del 33% all'investimento nella banca conferitaria e ai due mandati per gli amministratori degli enti. Che ne pensa?

«Penso che il tetto del 33% all’investimento nella banca conferitaria sia corretto, viste le storture che ci sono state in passato, ma che in questo momento storico particolare vada usata tolleranza verso scostamenti da questa quota, se limitati nel tempo. Per me il mandato può essere anche uno solo, purché si abbia a disposizione un tempo congruo per poter lavorare bene. Io, ad esempio, avendo già fatto il Consigliere della Fondazione in passato, non potrei candidarmi per un secondo mandato. Quattro anni sono un tempo troppo breve, ma penso che sei anni, invece, sarebbero adeguati alla costruzione di un percorso».

A proposito di banca conferitaria, da imprenditore veronese che ne pensa di Andrea Orcel e dell’Ops di UniCredit su Banco Bpm?

«Di Andrea Orcel e della sua strategia penso tutto il bene possibile. È anche grazie a lui se possiamo aumentare a 30 milioni le nostre erogazioni sui territori e concordo con lui sulla volontà di creare una UniCredit più grande, solida e internazionale. Da veronese penso che anche l’eventuale acquisizione di Banco Bpm non debba spaventare imprese e famiglie locali, perché si tratterebbe di un’operazione corretta, con l’obiettivo di fare massa critica e creare valore per tutti».

Veniamo ai territori, e in particolare a Verona e Belluno. A Verona incontrate ancora resistenze al cosiddetto “piano Folin”, che prevede tra l’altro un albergo di lusso nel centro.

«Questa opposizione è il frutto di una visione miope di certi albergatori, che non capiscono che solo la competizione fa crescere e che il mercato vince sempre. Dopo due anni e mezzo di battaglie finalmente abbiamo ottenuto le autorizzazioni, ma nel frattempo chi si era fatto avanti (la catena internazionale Marriott, ndr) ha trovato altre opportunità ed è sparito. Certamente una città turistica come Verona ha bisogno di strutture di fascia alta e troveremo comunque presto altri investitori in grado di dare risposte e chi oggi, in occasione di grandi eventi, vorrebbe dormire a Verona ma non lo fa, perché non trova un’offerta adeguata. Su Verona stiamo valorizzando anche altre nostre proprietà. Ad esempio, Castel San Pietro, con la sua posizione eccezionale, che guarda la città dall’alto, diventerà presto il primo punto turistico di accesso a Verona. Abbiamo concluso un accordo con la Sovrintendenza, per cui tutto il primo piano ospiterà una mostra permanente che spiega come è nata Verona, i suoi percorsi storici e tutte le opportunità di visita che la città può offrire».

E il vostro impegno a Belluno?

«A Belluno nel quadriennio 2020-2024 abbiamo finanziato 100 progetti con dieci milioni. Ma adesso faremo ancora di più. Entro l’anno, grazie ai nostri finanziamenti, nascerà un polo universitario nel settore dell’informatica, distaccamento dell’Università di Verona. Con 1,3 milioni quest’anno ed altrettanti il prossimo, diamo una risposta concreta con un progetto speciale di formazione per i giovani, in un’area che purtroppo vive lo spopolamento. Belluno inoltre riceverà quasi mezzo milione per iniziative legate alle Olimpiadi invernali del 2026 su sport, cultura e salute. Un esempio, tra queste, è “Obiettivo Olimpiadi: medaglia d’oro ad un territorio”, che si concentra sulla narrazione territoriale. Il progetto intende offrire una nuova immagine della provincia, capace di connettere sport, cultura, impresa e innovazione. Una sfida ambiziosa: raccontare Belluno al mondo, e restituirla con orgoglio ai suoi abitanti».

Un commento sul 2024 appena archiviato?

«È il migliore della storia della Fondazione Cariverona. L’attivo finanziario e il patrimonio netto (valutati a prezzi di mercato) raggiungono rispettivamente i 2,4 (+24% rispetto al 2023) e i 2 miliardi di euro (+27%), mentre l’avanzo d’esercizio arriva a 47 milioni (+33%), a fronte di ricavi netti in crescita del 40% (67 milioni). Sono stati inoltre deliberati 26,6 milioni di euro a favore di 182 progetti che promuovono coesione, innovazione e sviluppo nei territori di Verona, Vicenza, Belluno, Ancona e Mantova. Tra questi, mi piace ricordare che abbiamo avviato ben 22 Comunità energetiche, perseguendo i nostri tre obiettivi chiave: tutela dell’ambiente, capitale umano e opportunità per i giovani. Anche in futuro puntiamo alla diversificazione degli investimenti, per ottenere redditività con un rischio basso, e ad una oculata gestione del patrimonio immobiliare che non esclude la possibilità di dismissioni».

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