Popolare di Vicenza, non c'è fretta per l'uscita di Zonin
VICENZA. Potrebbe volerci altro tempo. Non è detto che le dimissioni di Gianni Zonin da presidente della Popolare di Vicenza si concretizzeranno il 10 novembre, data del prossimo Cda della Banca. “L’ordine del giorno lo stiamo ancora definendo” risponde l’istituto. E non è detto figuri in agenda.
Il nodo è il mandato a Stefano Dolcetta, non ancora definito. "Sto dialogando con l’amministratore delegato Iorio, devo avere ancora conferme su certe ipotesi e quindi sulla mia posizione” aveva detto l’imprenditore della Fiamm qualche settimana fa. Il vicepresidente di Confindustria avrebbe chiesto un “sostegno” al proprio mandato di “traghettatore”, in virtù di un curriculum non strettamente bancario. A questo si aggiunge il fatto che per diventare presidente dovrebbe essere prima "chiamato" e poi votato dal board. Insomma mancherebbero "i tempi tecnici".
Stando ad alcune fonti, il noto verbale Bce sull’ultima ispezione, il documento di vigilanza che la banca aspettava ancora per fine agosto, sarebbe già in Procura. Ma “non è ancora arrivato in banca” conferma l’istituto, e anche questo potrebbe incidere sulle tempistiche. Visto che sarebbe proprio la Banca centrale europea a spingere per il ricambio del vertice, va da sé che l’arrivo del verbale in via Battaglione Framarin potrebbe accelerare i tempi d’uscita di Zonin. Che tutti stimano comunque sarà entro fine anno. Intanto il presidente è rientrato dal suo viaggio negli Stati Uniti e, dopo aver saltato l’ultimo board, dovrebbe presenziare martedì.
Gli ultimi sviluppi sul fronte azionisti, raccontano di un universo societario frammentato e distante anche nelle posizioni. Si va dal movimento Cinque stelle che oramai si riunisce ogni due settimane in città per definire l’offensiva, fino all’ultima nata, l’Associazione "Amici della Popvi", vista come fumo negli occhi da molti giacché il propulsore sarebbe Confindustria Vicenza, nella persona del suo presidente Giuseppe Zigliotto, che siede anche nel cda della Banca.
Nuovi raggruppamenti di soci starebbero però sorgendo proprio in questi giorni, con la volontà di poter contare per alzata di mano in assemblea. Diversamente da Veneto Banca, polarizzata tra l’associazione dei piccoli di Giovanni Schiavon e quella dei grandi di “Per Veneto Banca” che è già pronta al patto di sindacato, Vicenza si dimostra al momento incapace di fare sintesi. Per ora i più temuti restano i grillini, la “parte radicale” dell’azionariato che si sta organizzando per votare contro la trasformazione in Spa. “Se ci saranno i numeri per dire no a Spa e aumento il rischio è in vista il commissariamento bancario”, paventano alcuni soci. Ma i giochi cominciano ora.
(Eleonora Vallin)
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