Otravez, la moda made in Padova che conquista il mercato e i social

Da scommessa a realtà con sede in corso Stati Uniti dove lavorano sette sarte, tre impiegati e un fotografo

PADOVA. Colori contrastanti, stampe ricercate, accostamenti inaspettati. Ma anche l'eleganza del velluto, la leggerezza della seta e la morbidezza della lana mohair. «Essere semplici, nella follia».

La padovana Anna Elardo descrive così se stessa e il mondo Otravez. A soli 27 anni è una delle creative più giovani e promettenti nel campo della moda. Ha iniziato cinque anni fa personalizzando shorts in jeans con tasche fantasia, nella taverna di casa del fidanzato.

E oggi gestisce uno showroom, un laboratorio e un ufficio in corso Stati Uniti dove lavorano sette sarte, tre impiegati e un fotografo. Poi c'è il sito di e-commerce, che riceve ordini da tutt'Italia. Un'avventura imprenditoriale "made in Padova", condivisa con l'amore di sempre e socio in affari, Matteo Cioli.

Anna, com'è iniziato tutto?

«Mi sono iscritta all'università, ma sin da subito ho capito che non era la mia strada. Volevo costruire qualcosa di mio, provare un'esperienza diversa come creare vestiti. L'idea è piaciuta anche a Matteo, che al tempo studiava Economia. Così abbiamo trovato un'azienda esterna, in Sicilia, per personalizzare shorts in jeans.

Per la vendita abbiamo aperto un canale e-commerce e puntato sulla promozione via social. All'inizio smistavamo gli ordini dalla taverna di Matteo».

Da quando avete iniziato a realizzare i vestiti a Padova?

«Da tre anni, quando ho lanciato la prima vera e propria collezione. La sede Otravez è in zona industriale, in corso Stati Uniti, dove abbiamo gli uffici, il laboratorio e lo showroom. Ogni prodotto viene studiato e cucito qui. La squadra è cresciuta molto nell'ultimo anno e mezzo, speriamo di continuare così. Da pochi dipendenti siamo passati a sette sarte, tre impiegati, un fotografo, oltre a me e Matteo».

Tu ti occupi della parte creativa, il tuo ragazzo di quella amministrativa. Hai mai pensato fosse un rischio unire amore e lavoro, soprattutto a quest'età?

«È una domanda che mi fanno spesso. Io sono una persona che pondera le scelte, ma se sento una cosa vuol dire che ne sono convinta. Il mio carattere e quello di Matteo sono giusti per lavorare assieme: dove non arrivo io, arriva lui e viceversa. Abbiamo sempre trovato un equilibrio. Forse è destino e doveva andare così».

Come descriveresti le tue collezioni?

«Le collezioni Otravez sono realizzate al 100% da me. È una produzione sartoriale, controllo ogni capo dalla nascita, al momento della vendita. Le fantasie e le stampe dei tessuti sono mie idee, disegnate in collaborazione con il team grafico. Io non seguo le mode, non sono influenzata dalle proposte dei grandi brand in passerella.

Voglio essere libera, seguo una visione personale. Sono collezioni molto colorate, con accostamenti ricercati. Normalmente la gente direbbe "questa è matta". Poi però viene bene».

Otravezcollection su Instagram ha quasi 70 mila follower. Chi ha indossato i tuoi vestiti?

«Molte ragazze del mondo della moda e dello spettacolo. Le influencer Chiara Biasi e Veronica Ferraro (la migliore amica di Chiara Ferragni), ma anche la modella Paola Turani e la fotografa Nima Benati».

Progetti futuri?

«Tantissimi, perché io non sono mai contenta e cerco sempre di migliorare. Nel giro di un anno mi piacerebbe creare una rete di pop-up shop, ovvero negozi itineranti in giro per l'Italia. Inizierò quando mi sentirò più tranquilla qui, con la mia produzione a Padova, perché sono tante le cose a cui fare attenzione.

Un altro obiettivo è intensificare la rete di negozi autorizzati, andando a inserire il marchio Otravez in realtà mirate. Poi bisogna puntare all'estero. Il sito è già on-line in qualsiasi parte del mondo, infatti riceviamo qualche ordine da Europa e America, ma vorremmo entrare nel mercato».

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