Lorraine Berton: «La crisi geopolitica influirà. Serve un piano 5.0 per competere»

Pesano e non poco le incertezze geopolitiche nel futuro dell’occhialeria, ma la presidente di Anfao nonchè di Confindustria Belluno Dolomiti, Lorraine Berton auspica un Piano 5.0 per facilitare l’accesso al credito delle imprese.
Presidente a breve si aprirà la Mido 2024: quali sono le aspettative per questa edizione e le sfide per il futuro?
«Mido è il Capodanno dell’occhialeria: il primo appuntamento del settore e quello più atteso. Parliamo di una delle fiere più frequentate d’Italia, simbolo del Made in Italy più autentico. 1.200 espositori, provenienti da 50 Paesi e visitatori da 130 sono la conferma di un evento nato nel 1970 e cresciuto nel tempo, consolidandosi. Il Mido resta il primo palcoscenico dell’occhialeria, qui si vedranno le tendenze del 2024. L’obiettivo è mettere in archivio definitivamente la pandemia e affrontare insieme le tante variabili del momento. Da imprenditrice dell’occhiale, presidente di Anfao e Confindustria Belluno Dolomiti, ho l’orgoglio di poter dire che anche questa edizione del Mido parlerà “bellunese” e che le nostre aziende si faranno trovare al meglio».
I fronti caldi del Medio Oriente, della guerra tra Ucraina e Russia come influenzeranno il mercato dell’occhialeria?
«Abbiamo resistito all’onda d’urto dell’inflazione, del caro energia e materiali. Non è stato facile, ma il boom di ordinativi del post-Covid ha consentito una sorta di compensazione. Va detto però che gli effetti della ripresa del dopo-pandemia sono finiti, mentre i costi energetici – seppur calati – restano elevatissimi. Questo si traduce in un problema per il mercato interno ed europeo. Nel 2023 abbiamo assistito a un primo semestre positivo e a una seconda parte dell’anno più modesta».

Ci saranno ricadute per il blocco del Mar Rosso?
«È molto probabile. Per l’Italia il 54% degli scambi è via nave, di cui il 40% tramite Suez. È un puzzle in evoluzione che stiamo monitorando come Associazione».
Questa situazione mondiale, potrà aprire nuovi sbocchi commerciali?
«Non potrebbe essere altrimenti. Come per il Covid, c’è l’urgenza di accorciare le catene di approvvigionamento. Per farlo, però, serve una politica industriale nuova che deve vedere mobilitata l’Unione europea: da sola l’Italia, così come ogni altro Paese del Continente, può fare davvero poco. I nostri principali competitor, gli Stati Uniti e la Cina, hanno iniettato enormi risorse nel sistema, favorendo le transizioni digitali e green. Da noi, la politica dei tassi ha indebolito gli investimenti. Serve azionare un nuovo Piano 4.0, chiamiamolo anche 5.0, facilitare l’accesso al credito. Non chiediamo contributi a fondo perduto, non lo abbiamo mai fatto, ma strumenti efficaci per innovare e quindi competere».
Come sta l’occhialeria?
«Al netto delle incertezze geopolitiche, il settore gode di buona salute e dimostra una resilienza non comune. L’eyewear italiano resta un’eccellenza assoluta. Abbiamo una storia e una capacità di innovare straordinarie, che però vanno sostenute con strumenti adeguati di fronte a un mercato globale in rapidissima evoluzione. L’occhialeria italiana continua a esportare quasi il 90% della produzione.
L’export, quindi, resta sempre il filone trainante?
«Certo, sia verso gli altri Paesi europei che verso l’America. C’è stata una leggera flessione negli Usa – dopo il boom post Covid – mentre Francia, Spagna e Germania sono cresciute a doppia cifra. Anche i Paesi dell’Est vanno bene e compensano la diminuzione della Cina. Nel 2023 abbiamo esportato quasi 112 milioni di paia di occhiali».
L’Intelligenza Artificiale come cambierà gli scenari del comparto? Ci saranno ricadute per l’occupazione?
«L’Intelligenza Artificiale cambierà tutto, a cominciare dalle nostre vite. E lo sta già facendo. È evidente che questa rivoluzione impatterà anche nel mondo del business. Dobbiamo essere preparati. Sul fronte occupazionale, la vera differenza sarà tra chi saprà lavorare con l’IA e chi non avrà le competenze per farlo».
Quali saranno i filoni di crescita dell’occhialeria?
«Sostenibilità e innovazione, non sono slogan ma modi di essere e di pensare. L’attenzione verso la ricerca, le startup, le collaborazioni fra reti d’impresa è massima. Confindustria Belluno Dolomiti e Anfao sono completamente allineate».
Quale dovrà essere l’occhialeria del futuro?
«Finora si è parlato delle “3 b”: l’occhiale bello, buono e ben fatto, espressione di artigianalità e know-how. Ora aggiungo anche sostenibile e innovativo. Il mercato ci chiede l’eccellenza assoluta».
L’appuntamento delle Olimpiadi potrà essere uno stimolo per l’occhialeria? E in che modo?
«Senz’altro. Parliamo delle Olimpiadi Milano Cortina: capitale della moda e del Mido, Cortina Regina delle Dolomiti, cuore pulsante dell’occhialeria. La traiettoria è tracciata e non casuale. Quelle del 2026 dovranno essere anche le Olimpiadi del Made in Italy. “Contaminazione” è la parola d’ordine».
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